Arresti, multe, fogli di via: così risponde l’autorità alla critica

Arresti, multe, fogli di via

Così risponde l’autorità alla critica

Non è un problema solo italiano

Se fossimo in dittatura, non ti farebbero manifestare

Fino a che punto possiamo giustificare quello che sta accadendo?
L’emergenza sembra infinita, ed ogni azione, in suo nome, potrebbe essere repressa.
Quando il nemico è sostanzialmente invisibile, come fai a sconfiggerlo?

Max Von Pettenkofer e la teoria dei germi.

L’eterna lotta con i germi.
Diventa davvero facile reprimere così, quando di mezzo c’è la salute. Per carità, un bellissimo e ragionevole motivo: però sarebbe utile e necessario definire con certezza dei parametri: conosciamo quelli per chiuderci, quali sono i parametri per non pensarci più?
Due settimane, 70% – 80% – 90%

L’emergenza finirà? Nel frattempo, arrestiamo

Questo è quello che sta succedendo: un portuale solo con tavolino e sedia riceve un foglio di via; studenti che partecipano a delle manifestazioni che ricevono multe; persone picchiate ed anche arrestate.

Questa una piccola parte del comunicato degli Studenti contro il Green Pass- Milano: dicono già tutto in pochissime righe.

“A Milano la repressione verso le piazze No green pass cresce giorno dopo giorno. Nello stessa settimana in cui il governo impone che le manifestazioni (tutte) debbano essere soltanto statiche e fuori dai centri storici, quindi in pratica introduce il divieto di manifestare su tutto il territorio italiano, sono arrivate una quindicina di multe da 100 euro ciascuna ad alcuni componenti di Studenti Contro il Green Pass per i cortei svolti ogni sabato a Milano a partire da fine luglio. C’è chi tra noi è arrivato a ricevere fino a 5 multe. Ci è stata comminata una sanzione amministrativa, che si richiama all’articolo 9 di una legge del febbraio 2017 sul “decoro urbano e la sicurezza delle città” e al regolamento della polizia locale, perché avremmo “impedito la libera accessibilità e la fruizione” del centro storico e di corso Buenos Aires, nota via dello shopping meneghino. È interessante notare come le cosiddette “norme sul decoro” siano utilizzate per punire chi esprime il proprio dissenso scendendo in piazza. Ancora una volta, il velo moralistico della legislazione sul “decoro” si rende funzionale a “coprire” la repressione del governo e a proteggere i profitti dei commercianti del centro della città. Ci teniamo a sottolineare inoltre il carattere peculiare della punizione “amministrativa” che spesso “sfugge” alle cronache dei giornali: essa è adoperata perché permette con rapidità di colpire economicamente chi lotta, non perdendosi nelle lungaggini di un procedimento penale, non dovendo trovare nessun giudice più o meno compiacente nel far partire un’indagine, ma arrivando dritta al bersaglio senza dover “intermediare” con “poteri terzi”. Cade così, in questo tipo di procedimento anche la “facciata democratica” della tripartizione dei poteri di montesquiana memoria. L’utilizzo di sanzioni amministrative per reprimere un espressione politica di dissenso rende ancora più palese la natura politica del Green Pass e della lotta contro di esso.”

 

Ve la butto lì: vi ricordate che da praticamente due anni il Parlamento ha esautorato le sue funzioni? Si va avanti a colpi di fiducia,fiducia,fiducia. Non è un caso che il primo partito in Italia sia l’Astensionismo, ed a questo punto non c’è limite che non possa essere superato.

L’emergenza sanitaria va ben oltre questi ultimi due anni, quante volte è stato detto e ripetuto? Quante volte negli ultimi anni abbiamo letto di pochi posti letto in terapia intensiva? Quanti ospedali chiusi, quante persone coinvolte in queste decisioni.
Eppure, come possiamo vedere, il trend è lo stesso: si investirà sempre meno nella sanità pubblica.
Ma questo non penso accada perché loro sono cattivi, è un fisiologico processo di un mondo altamente malato: una medicalizzazione sempre più evidente e pressante, il corpo che non è più tuo, e sembra proprio ci sia interesse anche per la nostra versione digitale.

Esempi intercontinentali

Partiamo dagli Stati Uniti: in Pennsylvania, tre persone sono state arrestate per aver provato ad entrare a scuola e partecipare ad un incontro dell’amministrazione senza mascherina: si sono introdotti in un luogo violandone la policy e quindi illegalmente in quel luogo, criminal trespass. Hanno oltrepassato i confini della sfera giuridica altrui entrando nella scuola non rispettando le norme covid.
In Wyoming, la stessa sorte è toccata ad una ragazza di 16 anni: arrestata. Grace Smith ha ricevuto 3 sospensioni e più di 1000 dollari di multa per lo stesso motivo! Questo un suo commento:

“Non ho mai violato la legge e sono una studentessa modello. Non vorrei mai fare cose sbagliate e di sicuro non mi sarei mai aspettata di finire ammanettata in un’auto della polizia”.

Voliamo in Canada, qui uno studente della Western University viene arrestato per lo stesso motivo: si rifiuta di indossare la mascherina, quindi di lasciare il campo, quindi criminal trespass. Questa università, tra l’altro, impedisce l’accesso in generale ai non vaccinati: soltanto se hai l’esenzione vaccinale puoi fare il tampone per entrare, altrimenti stai a casa.

Non va bene in Italia, ma nel resto del mondo non scherzano.

Erano 2 settimane, sono diventati 20 mesi Prima i tamponi soltanto ai sintomatici, poi è diventata una vera e propria caccia al positivo. Scordandosi che essere positivi non vuol dire essere malati. E’ stata scelta questa linea, non per caso. Perché viviamo in una società della delega altamente medicalizzata, il cui scopo è quello di ricercare la malattia. Con i numeri a disposizione, avremmo potuto tranquillamente scegliere politicamente altre strade: la scienza è un costrutto sociale, e comunque i suoi risultati vanno sempre analizzati nel contesto. Sappiamo della mediana delle morti, della bassa letalità, della difficoltà di trasmissione negli spazi aperti, delle scuole come un non luogo di contagi (e di conseguenza questo dovrebbe aprire perlomeno discussioni negli altri spazi al chiuso). I 4 miliardi di euro investiti nella ricerca del malato attraverso i tamponi, strumento singolarmente mai diagnostico, potevano essere investiti nel migliorare la sanità pubblica, la medicina territoriale, per sponsorizzare campagne pubblicitarie che spronassero le persone a migliorare il proprio stile di vita e quindi vivere in una società che ricerca la salute. Non è successo mica per mancanza di volontà, ma perché le basi di questa società sono diverse. Acquistare milioni e milioni di dosi non vuole assolutamente dire preoccuparsi per la salute dei propri cittadini: è una delle politiche a minor impatto sanitario, affinché si possano rimpolpare le casse delle industrie senza effettivamente migliorare la qualità dei servizi territoriali.

 

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Autore dell'articolo: GG

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