Mariella Fino, giudice : “Non c’è legge che imponga di credere alla scienza, al contrario si deve rispettare l’autodeterminazione in ambito terapeutico.”

Credere nella scienza non è un obbligo. Non è il parere di un divulgatore di improbabili tesi anti-scientifiche ma quanto messo nero su bianco da un giudice nelle motivazioni della sentenza di proscioglimento dei genitori di Eleonora Bottaro, ragazza di Bagnoli di Sopra (in provincia di Padova) morta di leucemia nel 2016 all’età di 18 anni. Il padre e la madre di Eleonora erano finiti al centro di un’indagine, a Padova, con l’accusa di omicidio colposo aggravato dalla previsione dell’evento per la loro ostinazione a rifiutare la chemioterapia per la figlia. I due abbracciavano la filosofia di Ryke Geerd Hamer, medico tedesco che fu radiato dall’albo, secondo il quale le malattie sarebbero una riposta dell’organismo a traumi psicologici irrisolti. Per i genitori la leucemia di Eleonora sarebbe insorta dopo la morte prematura del fratello Luca, stroncato da un aneurisma all’età di 22 anni.

Il giudice: credere nella scienza non è obbligatorio

Dall’udienza preliminare del primo dicembre scorso Lino Bottaro e Rita Benini ne sono usciti da innocenti. Il giudice Mariella Fino li ha prosciolti precisando che credere nella scienza non è obbligatorio, perché – ha scritto –  «non vige nell’ordinamento una regola che imponga ai genitori di educare i figli secondo i principi culturali dominanti» ma «vige, al contrario, il diritto di libera manifestazione del pensiero, strettamente correlato al principio di autodeterminazione in ambito terapeutico». Fa sapere Repubblica (articolo a firma di Enrico Ferro):

Marito e moglie sono stati prosciolti a dicembre. Nelle 22 pagine di motivazioni della sentenza il giudice Fino cita i casi Englaro e Welby ma anche un pronunciamento con cui la Corte d’Appello di Ancona scagiona due genitori testimoni di Geova che rifiutarono il trapianto di midollo per il figlio di 9 anni. «Genitori e figlio erano accomunati dal medesimo interesse», scrive il magistrato. Il giudice Fino traccia anche un ritratto psicologico di Eleonora: «Era una giovane adulta, inserita nella scuola e in altre formazioni sociali (…). Era in grado di scegliere, ha scelto. Più volte, davanti a vari interlocutori, ha deciso». E i genitori che si sono opposti in tutti i modi al professor Giuseppe Basso, direttore di Oncoematologia pediatrica?«Erano in buona fede (…). Quando gli imputati hanno insegnato alla figlia che la chemioterapia uccide più del cancro lo hanno fatto perché erano convinti (…). L’illusione e il falso convincimento non sono rimproverabili ai genitori di Eleonora in questa sede».

Da Giornalettismo.

 

Quindi, esiste la possibilità di perseguire i propri ideali in tema di salute, nel rispetto della autodeterminazione di ognuno di noi. Che possa fare storia questa sentenza?

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Autore dell'articolo: GG

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