British Medical Journal : “I giganti del tabacco vogliono eliminare il fumo? Certo, ed i maiali volano!”

 

I giganti del tabacco vogliono eliminare il fumo? Certo, ed i maiali volano!

La Fondazione per un Mondo senza Fumo, un sovvenzionatore di ricerca “indipendente” interamente finanziato da Philip Morris, è stata lanciata il 13 settembre 2017. Fornirà 960 milioni di dollari in 12 anni per aiutare “a eliminare il fumo in tutto il mondo”. I parametri di riferimento per questo modesto compito non sono ancora stati annunciati. Questa enorme somma è di soli 80 milioni di dollari l’anno, per un’azienda con entrate globali nel 2016 di 26.7 miliardi e un budget per il marketing (nel 2012) di 7 miliardi, destinati soprattutto a promuovere il fumo.

 

Riduzione del danno

La lunga, ingannevole e fallita storia della riduzione del danno da tabacco è fatta di filtri (incluso l’amianto azzurro), sigarette con “ridotta carcinogenicità”, e una vasta gamma di annunci tanto innovativi da togliere il fiato. Ognuno di questi aveva i suoi procacciatori accademici. Nessuno di questi ha ridotto i danni da fumo, e il fiasco delle sigarette light e mild ha fatto sì che molti di coloro che volevano smettere continuassero a fumare. I vaporizzatori elettronici, con la loro crescente accettabilità da parte del consumatore, possono essere il vero affare. Ma dopo meno di un decennio di uso diffuso, qualsiasi verdetto sulla loro minore pericolosità sarebbe prematuro. L’industria dei vaporizzatori di nicotina, Big Tobacco compresa, si focalizza attualmente su come abbattere potenti controlli regolatori e rassicurare i consumatori sulla sicurezza.

Comprare scienziati

In passato, Philip Morris ha pubblicizzato seducenti finanziamenti per ricerca e ha corteggiato importanti scienziati, tra i quali l’epidemiologo USA Ernst Wynder, primo sostenitore della riduzione del danno da tabacco.
Il direttore della nuova fondazione, Derek Yach, già direttore del programma di controllo del tabacco all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è acutamente consapevole del perché lo fa, avendo scritto con forza nel 2001 sull’acquisto di scienziati da parte dell’industria per meri obiettivi commerciali e per aiutare a prevenire il controllo efficace del tabacco. Si rivelerà essere una moderna storia faustiana, come molti si aspettano, o avrà Yach il successo con Philip Morris che eroicamente non è riuscito a sperimentare nel tentativo di trasformare PepsiCo in una ditta orientata alla salute nei sei anni successivi al suo ritiro dall’OMS?

Senza dubbio avrà una prevedibile corte di supplicanti per i soldi della fondazione. Ma l’arroganza mozzafiato di Philip Morris e Yach nello schivare l’articolo 5.3 della convenzione quadro dell’OMS sull’interferenza dell’industria, sostenuto da 180 paesi, rafforzerà la determinazione di migliaia di ricercatori ad evitare i soldi ottenuti dalle vendite di tabacco, con gli inevitabili problemi etici.
Quasi 120 organizzazioni sanitarie hanno ora chiesto alla società di smettere semplicemente di vendere sigarette, che la Philip Morris descrive sul suo sito web come il suo “prodotto principale”.

Questa richiesta è ovviamente ingenua, perché gli azionisti impedirebbero qualsiasi attacco grave alla redditività della ditta, centrata sulle sigarette. Euromonitor stima che il mercato globale del tabacco nel 2016 fosse di 736 miliardi di dollari, mentre quello delle sigarette elettroniche era di 12 miliardi.

Se la Philip Morris volesse davvero ridurre i tassi di fumo, potrebbe annunciare domani stesso l’introduzione su base volontaria di avvertimenti sui danni alla salute e di confezioni generiche, senza marca, per tutti i suoi prodotti. Sappiamo, dai paesi in cui il plain packaging è stato introdotto per legge, che lo potrebbe fare in 12 mesi. Conoscendo l’impatto del prezzo sulle vendite, potrebbe aumentare in modo massiccio i prezzi all’ingrosso per i rivenditori. Potrebbe bloccare tutta la pubblicità e le promozioni del suo tabacco. Ma Philip Morris e le altre aziende di tabacco non hanno abbracciato volontariamente nessuna politica che accelerasse la diminuzione del fumo tra la gente.

Quindi non faranno nulla di questo e continueranno invece a ricompensare il personale che aumenta le vendite di tabacco. Peggio ancora, la Philip Morris ha attaccato per vie legali le politiche di controllo del tabacco, come gli avvertimenti sui danni alla salute e il plain packaging. L’industria del tabacco ha eserciti di lobbisti i cui obiettivi sono sconfiggere, diluire e ritardare qualsiasi politica o iniziativa che minacci la sua fonte di denaro.

Utili idioti

Si unirà Yach attivamente alla comunità mondiale per il controllo del tabacco nell’attaccare tali attività, o sarà storicamente enumerato tra gli utili idioti, come li chiamerebbe Lenin, che prima lavoravano nel controllo del tabacco e che ora partecipano a riunioni globali organizzate dall’industria del tabacco per acclamare i loro anfitrioni e il “cambio di gioco”, senza fare nulla per smettere di promuovere il fumo?
È disturbante constatare come il compito principale per il controllo del tabacco sia ora sempre più strutturato in collaborazionisti che convincano i fumatori a passare a prodotti vaporizzati, piuttosto che a prevenire e smettere di fumare. Alcuni parlano anche di vaporizzare en passant i bambini per proteggerli contro il fumo in futuro.

 

Proprio come i produttori di automobili ora producono veicoli a motore elettrico, ma non abbandonano la produzione e la promozione delle vendite di automobili alimentate a carburanti fossili, così nessuna ditta di tabacco abbandonerebbe i suoi prodotti di tabacco combustibile. Ma governi progressisti come quelli di Francia, Germania, India e Norvegia hanno già fissato delle scadenze per un abbandono totale degli autoveicoli a combustibili fossili. Altri seguiranno. Nel corso di molti decenni, i governi hanno agito per vietare un’enorme gamma di prodotti non sicuri e mortali (talidomide, amianto, clorofluorocarburi, innumerevoli beni di consumo non sicuri, etc) e alcune pratiche di sfruttamento (schiavitù, traffico di persone, lavoro minorile). Ora che Big Tobacco abbraccia la retorica della fine del fumo, è giunto il momento che i governi prendano in parola l’industria e impostino la data per la messa al bando totale dei prodotti del tabacco combustibile.

Chapman S.

Traduzione di Adriano Cattaneo, Epidemiologo, Burlo Garofolo, Trieste

Commento di Luca Iaboli, NOGrazie

Aggiungo due righe per i non fumatori, dato che un mese fa ho visto la “sigaretta del futuro”, così come viene pubblicizzata dalla Philip Morris. Si tratta di iQOS (https://www.iqos.it/) e come racconta il BMJ rappresenta il tentativo di modificare l’abitudine dei consumatori per passare a questo tipo di prodotti “protettivi”. Così si spiega anche il mega-stabilimento inaugurato a fine 2016 a Crespellano (Bologna), che dovrebbe arrivare a produrre 100 miliardi di stick di tabacco riscaldato per il mercato europeo (https://goo.gl/a5G6Hy). Gli scienziati della fondazione finanziata da Philip Morris dimostreranno con assoluta certezza che il fumo vaporizzato è sicuro. Difficile che sia più dannoso del normale fumo di sigaretta, ma se questo prodotto non fosse sicuro per la salute, ci vorranno altri 40 anni per dimostrarlo. Brava l‘OMS a chiedere ai governi di rigettare la Fondazione per un Mondo senza Fumo della Philip Morris (https://goo.gl/5jfE3g).

 

BMJ

 

Commenta

Autore dell'articolo: GG

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *