Mascherina obbligatoria : misura stupida o no?

Mascherina obbligatoria

Misura stupida o no?

Scattata la fase 2, in Lombardia è arrivata l’obbligatorietà della mascherina. Anzi, in questa regione era obbligatoria già da qualche settimana, ed anche altre regioni stanno pensando di seguire l’esempio. Ecco cosa hanno scritto qualche giorno fa alcune organizzazioni di medici, con una lettera pubblicata su Quotidiano Sanità
Sono la Fondazione Allineare Sanità e Salute, la Fondazione per la Salutogenesi , il Gruppo NoGrazie, ISDE Medici per l’Ambiente e Medicina Democratica Onlus.

 

«Gentile Direttore,
si susseguono interventi pubblici per un generale uso delle mascherine all’aperto, con Regioni che lo vogliono estendere alla “Fase 2” fino a invocare l’obbligo nazionale con sanzioni ai trasgressori. A sostegno vi sono prese di posizione drastiche: “basta dubbi”, accompagnate da citazione di una “revisione sistematica ”. In realtà l’articolo citato non è una revisione sistematica della letteratura (contiene importanti omissioni) e non è pubblicato su una rivista scientifica: Preprints è una banca dati di articoli non pubblicati e non revisionati tra pari.
E ancora: “La scienza dice sì ”, con traduzione di un’opinione di Greenhalgh e Howard per il pubblico. Ma il verdetto attribuito a “La Scienza” è in realtà scientificamente ancora controverso.
Si riportano di seguito brani (autorizzati) della traduzione di una Risposta rapida sul BMJ a Greenhalgh, da parte dell’epidemiologo Lazzarino e del suo team dell’University College London :
«nel BMJ, [1 – per i riferimenti in esteso si rimanda al link ] Greenhalgh et al. avvisano che le maschere chirurgiche si dovrebbero indossare in pubblico per impedire alcune trasmissioni di covid-19, aggiungendo che a volte dovremmo agire senza prove definitive, in base al principio di precauzione. … citano una definizione del principio di precauzione … “strategia per affrontare questioni di danno potenziale quando mancano ampie conoscenze scientifiche in materia”.
 
Tuttavia, benché un’unica formulazione di tale principio non sia stata universalmente adottata, [2] il principio di precauzione mira a evitare che ricercatori e decisori politici trascurino effetti collaterali potenzialmente dannosi di alcuni interventi. Prima di attuare interventi clinici e di sanità pubblica vanno attivamente ipotizzati e descritti potenziali effetti collaterali e solo allora va deciso se val la pena di quantificarli o no.
 
La maggior parte degli articoli e delle linee guida scientifiche relativi alla pandemia Covid-19 evidenziano due potenziali effetti collaterali dell’uso di maschere chirurgiche in pubblico, ma pensiamo ce ne siano altri da considerare prima che qualsiasi politica globale di sanità pubblica coinvolga miliardi di persone.

 
I due potenziali effetti collaterali già riconosciuti sono:

1. Indossare una maschera facciale può dare un falso senso di sicurezza e indurre le persone a ridurre l’aderenza ad altre misure di controllo delle infezioni, tra cui il distanziamento sociale e il lavaggio delle mani.
 
2. Uso inappropriato della maschera: le persone non devono toccare le proprie maschere, devono cambiare di frequente quelle monouso o lavarle regolarmente, smaltirle correttamente e adottare altre misure di gestione, altrimenti i rischi loro e degli altri possono aumentare. [3,4]

 
Altri potenziali effetti collaterali da considerare sono:

3. Qualità e volume della conversazione tra due persone che indossano maschere sono molto compromessi e le persone possono inconsciamente avvicinarsi. Mentre si può essere addestrati a contrastare l’effetto n. 1, può essere più difficile affrontare questo effetto collaterale.
 
4. Indossare una maschera facciale fa entrare l’aria espirata negli occhi. Ciò genera una sensazione spiacevole e un impulso a toccare gli occhi. Se le mani sono contaminate, ci si infetta.
 
5. Le maschere facciali rendono la respirazione più difficile. Per persone con BPCO sono insopportabili perché peggiorano la loro dispnea.[5] Inoltre una frazione di CO2 espirata in precedenza è inalata a ogni ciclo respiratorio. I due fenomeni aumentano frequenza e profondità della respirazione, quindi aumentano la quantità d’aria inalata ed espirata. Ciò può peggiorare la diffusione di Covid-19 se le persone infette che indossano maschere diffondono più aria contaminata. Ciò può anche peggiorare le condizioni cliniche degli infetti se la respirazione potenziata spinge la carica virale in profondità nei polmoni [n.d.r.: per riflettere su questo importante rischio si rimanda al primo modello teorico immunologico del Covid-19 , riportato su QS],
(5B) Gli effetti descritti al punto (5) sono amplificati se le maschere facciali sono molto contaminate (v. punto 2)
 
6. Impedire la trasmissione interpersonale è la chiave per limitare l’epidemia, ma finora si è dato poco peso a quanto accade dopo che una trasmissione è avvenuta, quando l’immunità innata svolge un ruolo cruciale. Lo scopo principale della risposta immunitaria innata è prevenire subito la diffusione e il movimento di agenti patogeni estranei in tutto il corpo.[6] L’efficacia dell’immunità innata dipende molto dalla carica virale. Se le maschere facciali creano un ambiente umido in cui il SARS-CoV-2 può restare attivo per il vapore acqueo fornito di continuo dalla respirazione e catturato dal tessuto della maschera, determinano un aumento della carica virale e quindi possono causare una sconfitta dell’immunità innata e aumento di infezioni. Questo fenomeno può anche interagire con i punti precedenti e potenziarli.
 
In conclusione, a differenza di Greenhalgh, crediamo che… occorra quantificare le complesse interazioni che potrebbero operare tra effetti positivi e negativi dell’uso di maschere a livello di popolazione. Non è tempo di agire senza prove.»
 
Di più, la rapida rassegna sistematica di Brainard conclude che le prove non sono ancora abbastanza forti per supportare l’ampio uso di maschere contro COVID-19, salvo che per brevi periodi di tempo da parte di individui vulnerabili, contingentemente in situazioni ad alto rischio.
 
Nei tre RCT identificati l’OR di sviluppare sindromi influenzali è 0,94 (0,75-1,19), dunque non significativo, con l’intervallo superiore di confidenza compatibile anche con aumento di rischio, che in effetti è quanto risulta in tendenza nel RCT più ampio, pragmatico e recente: OR 1,10 (0,87-1,38) e anche peggio nelle infezioni respiratorie confermate dal laboratorio.
 
Dunque, in attesa di nuovi validi RCT pragmatici, non c’è motivo di forzare la posizione più ragionevole del Governo, che prevede mascherine, anche “lavabili” “nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto e comunque in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza” che“si aggiunge alle altre misure di protezione”.
 
In assenza di prove decisive, concordiamo con il principio di precauzione. Ma proprio per questo affermiamo che colui che, invece di proporre una misura mirata e condizionata con cui saremmo d’accordo, la vuole universale e intrusiva, è tenuto a esibire le prove di sicurezza (primum non nocere) ancor più che di efficacia, prima di obbligare alla sua adozione.
 
Infine, raccomandiamo che “la Scienza” non proclami dogmi, ma accetti di mettersi civilmente in discussione. Confutare – certo, con l’onere della prova – “verità” date per scontate non è affatto atteggiamento antiscientifico. Pensiamo che i rappresentanti politici abbiano la responsabilità di assicurare un ambiente antidogmatico favorevole a un dibattito scientifico libero, trasparente ed esente da conflitti d’interessi, come garanzia di un reale progresso delle conoscenze e del benessere della società».

Loretta Bolgan ed alcune considerazioni sulla mascherina :

L’efficacia dell’uso delle mascherine nel proteggere dall’infezione da coronavirus, o dai virus in generale è stata studiata, ma con risultati contraddittori.
Tuttavia, da una raccolta di alcuni studi che ho trovato significativi e che riporto sotto, è praticamente confermato che le mascherine igieniche in stoffa e quelle chirurgiche non proteggono dall’infezione, possono addirittura contaminarsi per il deposito di particelle con il virus e aumentare il rischio d’infezione da parte di chi le indossa. Le mascherine hanno quindi solo la funzione meccanica di evitare lo spargimento di goccioline con starnuti e colpi di tosse per chi è raffreddato e se usate a questo scopo vanno cambiate spesso e smaltite correttamente.
Le maschere con il filtro hanno lo stesso problema di contaminazione e anche queste andrebbero cambiate molto spesso se utilizzate in ambienti a rischio, cosa non fattibile in ambito ospedaliero. Negli studi più recenti hanno riscontrato la stessa incidenza di influenza tra chi indossava le maschere con filtro rispetto a chi indossava le mascherine chirurgiche.
Altra cosa d’interesse è che sono possibili anche altre vie di contagio del coronavirus, diverse da quella delle vie respiratorie, che rendono di scarsa utilità la mascherina ai fini di limitare la trasmissione del virus, come discusso su The Lancet

BMC Infectious Diseases
The Lancet
Plos ONE
BMJ
JAMA Network
Salute.GOV

 

Questa invece è un estratto di una nota di qualche settimana fa dell’ OMS

«Al momento non ci sono prove che indossare una mascherina da parte di persone sane in un contesto di comunità più ampio, possa impedire di contrarre virus respiratori, incluso COVID-19. Le mascherine chirurgiche devono essere riservate agli operatori sanitari. I potenziali vantaggi dell’uso della mascherina da parte di persone sane in ambito comunitario comprendono la riduzione del rischio potenziale di esposizione da parte di una persona infetta durante il periodo “pre-sintomatico” e la stigmatizzazione di persone che indossano la mascherina. L’uso di mascherine nella comunità, però, può creare un falso senso di sicurezza, con l’abbandono di altre misure essenziali, come le pratiche di igiene delle mani e il distanziamento sociale, e può portare a toccarsi il viso, causando inutili costi e togliendo le mascherine a coloro che ne hanno più bisogno, soprattutto quando scarseggiano. L’OMS sottolinea che è fondamentale dare la priorità alle mascherine e respiratori medici per gli operatori sanitari. L’uso di mascherine realizzate con altri materiali (ad esempio in tessuto) in ambito comunitario non è stato valutato bene. Non ci sono prove attuali per fare una raccomandazione a favore o contro il loro uso in questa situazione. L’OMS sta collaborando con partner di ricerca e sviluppo per comprendere meglio l’efficacia e l’efficienza delle mascherine non mediche. L’OMS sta inoltre incoraggiando fortemente i paesi che emettono raccomandazioni per l’uso di mascherine nelle persone sane nella comunità a condurre ricerche su questo argomento. L’OMS aggiornerà la sua guida quando saranno disponibili nuove prove».

Dopo aver raccolto diverse considerazioni, voi cosa ne pensate? Una cosa è certa : la confusione regna sovrana.
Ma non dobbiamo abbatterci. Considerato che la malattia non si diffonde per via aerea, anche se ci sono studi contrastanti, negli spazi aperti basterebbe mantenere una piccola distanza. Così d’altronde la pensa anche l’OMS, e la lettera dei medici pubblicata ad inizio articolo. Il discorso è diverso quando si corre : personalmente quando giro in bici non la indosso mai perchè non riesco a respirare. Alcuni consigli? Se pensi di stare più al sicuro con la mascherina addosso, mettila e stai attento a non toccarti gli occhi e cambiala spesso. Se pensi che possa aiutare le persone che stanno vivendo una psicosi a causa di questo momento, mettila.
Che sia diventata obbligatoria, al momento in Lombardia, negli spazi aperti per tutti è un controsenso : ma non mi aspetto decisioni marcate dal buonsenso dalla politica, non oggi e non domani.
Anche queste, come sempre, parole al vento.

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Autore dell'articolo: GG

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