Sfortunato paradosso : quando i cardiologi migliori non sono in ospedale, si muore di meno.

“I pazienti che soffrono di cardiopatie sono meno inclini a morire quando i migliori cardiologi non sono in ospedale”

Ricercatori dell’ Harvard Medical School avvertono che quando i cosi detti “specialisti” non sono preenti in ospedale, il tasso di sopravvivenza aumenta! Loro credono che questi migliori che partecipano a convegni sono più inclini a usare interventi drastici per i loro pazienti, interventi che potrebbero fare più male che bene, piuttosto che adottare un approccio olistico.

Anupam Jena, Harvard Medical School

Molti interventi medici non portano miglioramenti al tasso di mortalità, ed il fatto anzi che la mortalità dei pazienti cardiopatici migliori drasticamente proprio nei giorni in cui questi specialisti non ci sono ci fa riflettere molto su come potrebbero essere trattati diversamente i pazienti . Questa scoperta la considero uno sfortunato paradosso, dato che i convegni dovrebbero servire per rendere i medici ancora più bravi. Non c’è soltanto il fattore malattia di cuore da considerare in un paziente, ve ne sono molti di più. Il nostro obiettivo non è quello di screditare nessuno ma capire perchè succede e come migliorare per salvare più vite. Per essere chiari, qui non si parla soltanto di accademici che fanno esclusivamente ricerca, ma che si dedicano molto alla clinical care”
Dr Anupam Jena, ricercatore e prima firma di questo studio, pubblicato sul Journal of American Heart Association

Pensate che nel 2015 aveva fatto uno studio molto simile : cosa succede negli ospedali quando i migliori vanno ai convegni? Beh, pensava che il risultato fosse negativo, e invece ottenne l’esatto opposto! Nel 2015 il focus erano considerate le date dei convegni dell’ AHA e dell’associazione dei cardiologi.

Questa volta il Dr Jena ed il suo team si sono concentrati su un sottogruppo specifico, i medici (e relativi pazienti) che partecipavano al convegno sul catetere cardiovascolare
Sono stati osservati  3,153 pazienti che avevano sofferto di attacco cardiaco durante questo specifico incontro, e poi sono stati comparati con i 31,156 pazienti che avevano sofferto di attacco cardiaco durante la presenza in ospedale dei migliori cardiologi.

Entro 30 giorni dal ricovero, sono morti il 19.5 % dei pazienti che non avevano bisogno di stent con i migliori presenti in ospedale, mentre in loro assenza il 16.9%
Per quelli che non hanno bisogno di stent c’è bisogno di saper utilizzare la giusta medicina ed il giusto trattamento per evitare di incappare in infezioni!

Entro 30 giorni dal ricovero, sono morti il 15.3 % dei pazienti con stent che erano andati in ospedale il giorno del convegno, confrontato al  16.7% di quelli morti ricoverati in presenza dei migliori cardiologi

Questa ricerca suggerisce che i dottori che non vanno ai convegni sono altrettanto validi nel compiere stent, ed allo stesso tempo sembra siano più efficaci come trattamento in linea generale.
Chi va alle conferenze fa più stent, è più concentrato nel pubblicare nuovi studi e nello effettuare trial clinici.

 

Sicuramente possiamo considerarlo uno sfortunato paradosso, un’altra coincidenza che accompagna sempre il mondo medico. Come giustamente sostiene Anupam, non c’è voglia di screditare nessuno ma di capire meglio le dinamiche di trattamento dei pazienti.
Quello che si può evincere è che partecipare ai convegni non automaticamente ti rende più bravo, a prescindere dalla capacità poi l’ambizione può tramutarsi in danno -> fanno più trial per avere più pubblicazioni e più soldi e questo porta alla morte più persone?

Commenta

Autore dell'articolo: GG

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *