Il primario di Cardiologia, Maurizio Viecca, del Sacco afferma “non si muore di polmonite, si muore di trombosi!”
Una diagnosi errata che avrà portato alla morte quante persone?
Terapia a base di anti aggreganti e anti infiammatori.
Settimane fa, il virologo della rete pubblica affermava, nei riguardi di questa possibilità, cioè che le morti fossero legate alla formazioni di trombi, con tanta ironia “perchè non dare credito alle fantastiche notizie che girano su Whatsapp?”
Ed alla fine, al netto dell’ironia, era proprio così.
Per carità, non è un problema il non essere d’accordo con una diagnosi diversa; diventa una preoccupazione quando il tuo unico modo di comunicare è fare ironia o blastare le idee delle altre persone. Ma lui è fatto così.
Ecco che arrivano le parole di Maurizio Viecca, primario di cardiologia dell’ospedale Sacco, il quale ci racconta quale è stata la sua esperienza e come è arrivato a questa conclusione.
“Più di un mese fa ho osservato che i pazienti arrivavano ad essere intubati in 90 minuti. Impossibile che una polmonite desse questi risultati. Dopo aver guardato gli esami del sangue, notai che il d-dimero era particolarmente alterato. Questo esame indica trombosi in atto. Allora, contattando l’anatomopatologa del Sacco, lei mi disse di aver trovato embolia dei capillari polmonari.
Ho preso un protocollo utilizzato già venti anni fa, e modificato per l’occasione.
Lo stato non paga il farmaco, solitamente lo paga la casa farmaceutica, ma io non volendo rapporti con le aziende, ho comprato con la fondazione questi farmaci.
L’anticoagulante da solo non fa niente, vi è necessità di antiaggregante : un farmaco 100 volte più potente della aspirina.
In una situazione di emergenza, è necessario che vengano prese delle vie di emergenza. Se le cose continuano ad essere così, questo protocollo verrà applicato prima in altri paesi rispetto al nostro, dove lo abbiamo utilizzato per primi.
Con questo protocollo, puoi sviluppare polmonite ma non muori. Tutte queste morti sono legate fondamentalmente a 2 ragioni : pochi posti di terapia intensiva e la diagnosi errata.
E adesso un paio di domande.
Come reagiranno le autorità sanitarie? Verrà applicato il protocollo Viecca ovunque? La fase II rimarrà così come è stata pensata? Si può parlare di fallimento delle istituzioni? E di conseguenza, un cambio? Un ultimo pensiero a tutte quelle persone che hanno perso la vita a causa di una diagnosi sbagliata, dei continui tagli alla sanità che hanno portato alla chiusura di reparti ed interi ospedali, ed un ringraziamento al dr. Viecca, che tra parentesi ha specificato di non voler rapporti con le industrie, ma di certo lo avrà detto proprio perché Big Pharma non esiste.
Come sempre, comunque, queste saranno parole al vento.