“Se solo ci fossimo informati”: così dopo Pfizer e miocardite al figlio 18enne

Viviamo in un mondo saturo di informazioni. Viviamo in un mondo estremamente veloce con cui a volte è anche difficile stare al passo. Cosa vuol dire essere informati? Quanto è importante riuscire ad avere un proprio pensiero nell’epoca della post verità?

Dopo queste domande senza risposta, andiamo nel merito: siamo negli Stati Uniti e la famiglia Harris decide di vaccinare il figlio 18 enne Isaiah. Dopo la seconda dose, Pfizer, in meno di 48h un crollo: infarto e miocardite. Isaiah è stato fortunato e può raccontarlo, leggiamo le parole del padre Justin.

Abbiamo aspettato un po’ per condividere ciò che è successo, qm vogliamo che altri genitori siano in grado di poter prendere una decisione informata. Mio figlio 18enne Isaiah ha ricevuto la seconda dose Pfizer il 30 Aprile, ed in meno di 48 ore ha avuto un infarto e diagnosi di miocardite. Ha passato 4 giorni in ospedale e, grazie ad alcuni amici, andremo a Cleveland per altri test. Il CDC è a conoscenza di questa reazione avversa e sta facendo la sua parte. Magari è l’anomalia, ma Isaiah è nostro figlio. Genitori, per favore prendete in considerazione questo fatto nel momento in cui scegliete se è giusto o meno per i vostri figli. È vero, ed ha colpito la nostra famiglia in un modo che non avremmo mai immaginato.

Anche la madre, Marsha, ha commentato la vicenda:

Il vaccino Pfizer è correlato a infarti e miocarditi nei ragazzi tra i 18 ed i 30 anni! Se solo l’avessimo saputo prima! Questa era la nostra paura quando pensavamo di vaccinare nostro figlio, che potesse arrivare qualche effetto avverso. La nostra paura si è trasformata in realtà. Ci sono studi a riguardo che hanno confermato come questo sia un effetto avverso del vaccino Pfizer sui ragazzi tra i 18 ed i 30 anni. Al momento non si sa nulla per i più piccoli. Se soltanto avessimo saputo che c’era anche la più minima possibilità di qualcosa che avrebbe potuto ucciderlo post vaccinazione, avremmo preso un’altra decisione. Abbiamo raccontato la storia di nostro figlio 18enne, che era in salute prima, per proteggere la vita degli altri.

Facciamo alcune considerazioni

Prima, un bel respiro. Fatto? Sono diverse le considerazioni che mi vengono in mente. Per loro, accettare qualcosa del genere non sarà stato facile. Pensateci, prima di condividere la loro storia quanto tempo è passato? Dal giorno 1o2 di Maggio, hanno raccontato il tutto l’11 Giugno. 40 giorni di inferno. Lo hanno vaccinato, quindi sostanzialmente credevano alla propaganda, e cambiare idea non è mai facile. Un inciso sulla famiglia Harris: il padre come immagine di profilo qualche settimana fa ha usato uno sfondo “I stand with Israel” immagino per quello che stava succedendo e succede tuttora. Questo perché negli Stati Uniti ma in generale nel mondo occidentale mainstream si preferisce parlare di conflitto israelopalestinese piuttosto che di genocidio e oppressione sistematica dei palestinesi. Ma questa è un’altra storia, il succo è fidarsi per bene delle autorità, lui lo faceva e comunque è riuscito a cambiare la propria opinione, anche se in questo modo orribile. Torniamo a noi.

Dall’altro lato, è inevitabile pensare che se avessero convidiso prima la loro storia, magari qualche altro ragazzo avrebbe potuto risparmiarsi infarti e miocarditi. Questo perché anche 1 caso è un caso di troppo, visto quanto sia azzerato il tasso di letalità per queste fasce di età. Basta con l’utilitarismo in campo medico che fa solo e soltanto danni.

Pfizer e Moderna miocarditi, AstraZeneca trombi: vada come vada si casca in piedi e tutto sommato la vaccinazione eterologa sulla carta può anche funzionare. Alla fine si parla di Spike e, che sia DNA o RNA, i giovani muoiono comunque. Che sia 1o2o3 su X dosi non è importante: sono troppi.

Perché le segnalazioni su Pfizer non hanno creato lo stesso clamore?

Se solo avessimo saputo: posso soltanto mandare un abbraccio a Marsha. Questa è la conseguenza del fidarsi ciecamente delle autorità, ma siamo stati abituati così sin da piccoli no? Perché i dati c’erano. Dati su infarti e miocarditi erano disponibili da tempo, proprio grazie alla campagna in Israele, ed ecco a cosa serve la fase di post marketing alla fine: scoprire effetti che sui piccoli numeri non riuscivi a discriminare.

Può anche essere quell’uno sul milione ma è capitato a noi. Anche queste le parole del padre, magari può essere che fosse l’anomalia, quel caso raro, ma quando succede a te il mondo crolla. Ecco perché obbligare, pressare a tutti i costi, è un danno per tutti. Viene in mente come qualche giorno fa Rivera abbia risposto a Vespa in trasmissione no? Fossi quel piccolo numero che muore, mi dispiacerebbe.

In queste ore, Isaiah ed i suoi genitori sono in viaggio per effettuare altri test a Cleveland. Non posso che essere felice che la situazione per loro sia migliorata. Presto o tardi, hanno scelto di condividere la loro storia, e sono sicuro che la cosa li abbia cambiati, anche se purtroppo per farlo hanno dovuto provarlo sulla pelle del figlio. Non è mai facile cambiare le proprie credenze.

Ripeto ancora una volta e fino alla noia che questi sembrano discorsi in cui si parla di vaccini|dispositivi medici o del famigerato terrorismo mediatico – frase scongelata soltanto quando si parla ‘male’ dei vaccini – ma stiamo parlando del mondo in cui viviamo, di come veniamo considerati dalle autorità, di quale sia il rapporto che abbiamo con la salute e con la malattia. Poi che ognuno scelga, come meglio crede. Speriamo che non siano parole al vento quelle di questa famiglia, grazie.

Commenta

Autore dell'articolo: GG

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *