Il ritornello dei vaccinati: spieghiamo perché non è vero

Un ritornello che non diventa hit estiva

Spieghiamo perché non è assolutamente realistico

Con molta forza e coraggio, vi faccio leggere quello che circola da qualche giorno sulla rete.

Io sono vaccinato
Io entro in contatto con la variante Delta
Io prendo il raffreddore
Io però non replico il virus
Il virus dopo qualche giorno muore
Nei giorni in cui il virus non è ancora morto, io entro in contatto con te e ti trasmetto il virus
Se tu sei vaccinato
Tu non replichi il virus
Il virus, che ha vita di qualche giorno, muore definitivamente
Se tu non sei vaccinato
Il virus si moltiplica
Replicandosi può mutare
La mutazione è casuale
Una di queste mutazioni può produrre una variante resistente agli anticorpi prodotti col vaccino
Conclusione:
Se tutti siamo vaccinati, non replichiamo il virus, il virus non può mutare, e dopo un po’ scompare.
Se molti non sono vaccinati il virus replica, quindi muta, quindi il rischio di una variante “cattiva”
Se hai capito il concetto copia ed incolla sulla tua home.

Siete riusciti ad arrivare alla fine?
Questo ricalca un po’ quello che ogni tanto ripeto: anche se qualcosa da un punto di vista grammaticale ha un senso, e mostra una sua coerenza logica, non vuol dire necessariamente che sia vero. E ricordando anche che, tutto sommato, parlare di verità è alquanto pretenzioso. Qui alcuni meccanismi di mutazioni virali, qui il motivo per cui mutano così velocemente. Direi che poi sul sito ci sono già tutte le informazioni per arrivare a negare una cantilena del genere, però condivido con voi le parole e le riflessioni del farmacologo Marco Cosentino.

Focolaio su una nave militare: tutti vaccinati con doppia dose

Il ragionamento di Marco Cosentino

Gira in questi giorni sui social un post copia-incolla che inizia così:
“Io sono vaccinato
Io entro in contatto con la variante Delta
Io prendo il raffreddore
Io però non replico il virus”
E prosegue arrivando a insinuare che l’emergere di varianti resistenti ai vaccini sia “colpa” di chi non si vaccina.
Ora, in proposito conviene ricordare in primo luogo che anche chi si vaccina può ammalarsi, con minore probabilità di chi non si vaccina, ma se si ammala poi i rischi di aggravamento sono più o meno gli stessi.
Inoltre, conviene anche rendersi conto che chi si ammala, vaccinato o meno, alberga il virus nelle vie respiratorie ed è di conseguenza contagioso indipendentemente dalle sue condizioni vaccinali. Esistono tra l’altro casi documentati in cui il contagio è stato trasmesso da un vaccinato asintomatico. Il tema è purtroppo poco studiato per motivi forse anche in parte intuibili, e converrebbe a tutti che fosse esaminato molto più da vicino.

Le varianti

E poi c’è la faccenda delle varianti. Premesso che a oggi nessuno sa per certo da quali meccanismi originino le varianti, esse sono comunque mutazioni del genoma del virus che gli consentono di sfuggire più efficacemente alla risposta immunitaria dell’ospite, ed è perciò plausibile ipotizzare – anche in analogia con i meccanismi d’insorgenza delle resistenze batteriche agli antibiotici – che esse siano favorite da un ambiente “ostile” al virus, che ostacolerà le “versioni” meno efficienti e in tal modo favorirà il prevalere di “versioni” più efficienti.
In persone che vengono in contatto per la prima volta col virus, non ci sono tuttavia barriere alla sua penetrazione e riproduzione, non c’è quindi motivo per ritenere che esistano fattori che favoriscano mutazioni particolari.
Un ambiente immediatamente ostile al virus è invece presente nei vaccinati tanto quanto nei guariti, peraltro con la differenza forse non secondaria che i vaccinati hanno solamente anticorpi contro la proteina spike e i guariti hanno anticorpi contro tutte le componenti del virus. In antrambi i casi il virus metterà in atto tutti i meccanismi in suo possesso utili a sfuggire alle difese immunitarie, comprese le mutazioni.
In altri termini, le mutazioni sono possibili nei vaccinati tanto quanto nei non vaccinati, e non ha alcun senso colpevolizzare questi ultimi per alcunchè. Farlo denuncia solo la propria limitata comprensione del quadro complessivo oppure, peggio, l’adesione a pregiudiziali politico-ideologiche strumentali e in mala fede.
Addirittura, ma di questo non c’è alcuna prova sperimentale, sarebbe non peregrino ipotizzare che un’immunità polarizzata sulla proteina spike potebbe favorire mutazioni a carico della spike che a loro volta aggirerebbero più facilmente l’immunità (la delta che in UK infetta di più i vaccinati suggerisce proprio questo), mentre un’immunità contro la struttura complessiva del virus (guariti, vaccinati con vaccini a virus inattivato) sarebbe meno selettiva e più difficile da aggirare. Ma sono mere speculazioni teoriche che richiedono studi specifici oggi completamente mancanti.
Infine, c’è pure chi – pur ammettendo che le cose stanno così, ovvero che con le varianti dobbiamo fare i conti indipendentemente dallo stato vaccinale – argomenta che sono meglio le varianti “da vaccino” dato che la circolazione del virus nella popolazione generale implica decessi in quantità. Ora, premesso che se ci si contagia poi il rischio di complicazioni compreso il decesso pare simile, vaccino o meno, e che le varianti come la delta in base ai primi dati paiono essere forse un poco più contagiose ma meno letali (dato UK, da approfondire ma questo è per ora), affermare che di covid si muore “in quantità” implica che si sta negando la curabilità della malattia e si sta quindi cadendo nell’errore esiziale – è il caso di dirlo – di mettere i vaccini al primo e unico posto quando invece vaccini e cure sono le due armi, del tutto integrate e complementari con cui si uscirà da questa crisi. Le cure prima e più dei vaccini, dato che anche da vaccinati comunque ci si ammala fino alle streme conseguenze, e non si ha invece ancora alcuna notizia fin qui di varianti che siano resistenti alle cure.

 

Parole al vento?

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Autore dell'articolo: GG

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