Studentessa di medicina si vaccina a gennaio, viene ricoverata e 6 mesi dopo muore

Martina Catorrio, 24enne studentessa dell’Università del Piemonte orientale, volontaria della croce rossa italiana, è morta.

Cosa c’è di strano? Il modo in cui viene riportata la notizia. Non è molto fresca, ed è passata quasi in sordina. Ne ha parlato La Stampa, ricordando attraverso le parole del padre come sia rimasta ricoverata per 6 mesi prima di abbandonare questa terra.

Cosa viene scritto sul cartaceo? Un piccolo particolare omesso. Martina si vaccina, e 15 giorni dopo viene ricoverata. Da quel momento non lascia più l’ospedale.

Il padre minimizza e racconta come non ci sia nessuna correlazione. Certo, come potrebbe perdonarselo? Sua figlia è morta, credendo ad un trattamento sperimentale emergenziale, e la notizia passa quasi in secondo piano.

Ci lamentiamo che non funziona la vaccinovigilanza? Parliamo ancora dell’uno sul milione? Ce ne freghiamo bellamente di parlare del rischio assoluto di ammalarsi? Le persone muoiono, e noi non lo sappiamo. Evidente: questa è una battaglia persa.

Non sapremo mai davvero quante persone sono morte, non sapremo mai davvero quante persone hanno sofferto. Martina è rimasta sei mesi in ospedale, ed è morta. E non è stato nemmeno riportato nella versione online il fatto che sia stata vaccinata e poco dopo ricoverata.

Ci stupiamo se il ‘nessun nesso’ viene sbandierato anche soltanto a 15 minuti di distanza, immaginiamo a 28000 minuti circa di distanza.

Martina è morta in silenzio: una vittima in ombra delle vaccinazioni.

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Autore dell'articolo: GG

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