Vi giuro che ci ho pensato per ore.
Per trovare le parole giuste, per cercare di dare un senso.
E mi sono chiesto se fosse necessario scriverci su
Tabula rasa, nisba, niente, nada
C’è solo tanta amarezza. La vita non è certo semplice. Fino a prova contraria, ci ritroviamo qui catapultati in un mondo di cui conosciamo poco, probabilmente nulla. E viviamo in questa piccola dolce e ammaliante illusione che tutto possa andare bene. Veniamo improntati sin da piccoli alla scuola, a vivere con altre persone, e passarci tanto tempo insieme.
Chi più chi meno, ci viene insegnata la competizione, il non dover copiare, il rispetto dei limiti e dell’autorità.
Nel frattempo però, rimaniamo sempre estasiati da questa effimera illusione : il primo bacio, la prima sigaretta.
Tutto è una scoperta e la vita cozza tremendamente con le sovrastrutture che abbiamo creato, sembra assurdo, per rendere la vita più facile.
Il suicidio è il manifesto del fallimento della società
Cosa abbiamo sbagliato? Tutto.
Come dite? Sono persone deboli? La colpa è dei genitori? Delle istituzioni assenti?
Per carità, quando mai sono state presenti le istituzioni?
La colpa è di tutti. Mia, tua, del genitore, dell’amico, dell’istituzione. La colpa è di tutti perchè siamo ormai rassegnati e spenti a vivere dentro alla scatola, stretti, sardine. Morti. Ma la speranza non ci abbandona mai, ed allora torna il mantra “tutto si sistemerà”.
Questo sistema non si può sistemare
Questo sistema non si può aggiustare
Questo sistema non si può rifinire
Questo sistema non si può ritoccare
Bisogna cambiare, ricominciare da zero.
Fanculo alle pressioni sociali. Eva, Daniela, Srikar, ed altri due ragazzi di cui non ho trovato il nome : cinque studenti di medicina suicidi negli scorsi anni. Per quanto, apparentemente, sembri una facoltà più difficile di altre e di conseguenza possa determinare pressioni maggiori, non è questa facoltà il problema. Se allarghiamo la lente d’ingrandimento, troviamo ragazzi suicidi in ogni parte del mondo, nelle università più svariate.
Non siamo tutti capitan marvel, e non è tanto nella forza o nella capacità di resistere la differenza. Anzi, più sei inconsapevole di quello che ti circonda, minore è il rischio di farla finita. Mi viene in mente un ricercatore palermitano, non più giovanissimo, che si è tolto la vita quando ha scoperto che i concorsi pubblici fossero truccati.
Con quel suo atto ha detto “io non ci sto”. Quando ti accorgi che il gioco è truccato, la scelta di non essere più una pedina è tremendamente forte.
E non si risolve parlandone, e non si risolve con il minuto di silenzio o con l’attivazione di un consultorio
Sei costretto a rinunciare a chi sei per diventare quello che vuoi : e se non ce ne accorgiamo, e parliamo di compromessi e maturità, mica la strada cambia. Ci saranno altre Eva, altre Daniela, altri studenti esasperati.
Un cuore sano torna a battere , un viso spensierato può sorridere di nuovo