Antropocene : molto peggio che parassiti.

Siamo in una nuova era geologica, e porta il nostro nome : antropocene.

 

L’impatto sul pianeta dell’essere umano è maggiore di tutti gli altri sistemi combinati.

Non c’è ancora un consenso unanime sulla data di inizio, ma sempre di più sono gli scienziati che fanno proprio questo termine. Utilizzato per la prima volta da un italiano, Antonio Stoppani, nel 1800.
C’è chi crede che debba iniziare dalla rivoluzione agricola (12-15 mila anni fa) altri che invece riportano l’inizio all’impero romano, mentre per la maggior parte l’inizio dell’antropocene coincide con i test sulla bomba atomica, nel 1945.

 

Quante sono le discussioni che vanno avanti da tempo sul cambiamento climatico? Riscaldamento globale non andava più bene probabilmente, forse per la paura che generava questo termine. Andiamo a sfogliare giusto due slogan.

il cambiamento climatico è una bufala. E nel sottotesto -> quindi faccio quello che voglio.

Facciamo così : per ipotesi diciamo che è il sole a determinare le variazioni maggiori di temperature e che l’attività antropica incide, ma non così tanto, sul discorso temperature.
Ammesso e non concesso che sia vero, tendo a notare come questo discorso viene frequentemente usato a chi del pianeta gliene importa meno di zero. Una sorta di scusa da tirare fuori al momento opportuno :  Amici, non c’è solo la temperatura da tirare in ballo.

Tiriamone fuori un’altra dal vademecum : India e Cina sono il vero problema!! Dovrebbero puntare al diminuire la loro popolazione!

India e Cina è vero, stanno viaggiando ad una velocità interstellare, ed i loro consumi aumentano a dismisura.
A chi diamo il merito di tutto questo? Chi ha mostrato la via del consumismo = bella vita, tanta carne = bella vita?
Le responsabilità dell’ Occidente sono evidenti e palesi. Abbiamo dominato il pianeta come un giocattolo per millenni, ed appena altri bambini vogliono giocare con questo giocattolo, diventiamo immediatamente maturi e rimproveriamo? Da che pulpito.
Ma poi, il problema sarebbe la popolazione? Soltanto fino a qualche secolo fa, l’essere umano rappresentava l’1% della biomassa terrestre da un punto di vista degli animali che la popolavano. Adesso il rapporto si è totalmente capovolto, e noi siamo al 36%. Gli animali “selvatici” rappresentano il 4%, ed il 60% della biomassa sono animali da allevamento. Ed il problema sarebbe l’eccessiva presenza di umani? Certo, nel momento in cui vogliamo mantenere questo stile di vita, eliminando dall’equazione gli animali da allevamento, può sembrare una soluzione.
Ma è una soluzione miope, che non guarda la radice del problema.
Senza nessuna colpa, abbiamo scelto di ingabbiare alcuni tipi di animali per mangiarli, altri per fare esperimenti, altri ancora per la semplice gioia di averli a portata di mano, che fosse lo zoo o l’acquario.
Dalla nostra comparsa, l’83% degli animali selvatici è scomparso. Negli ultimi 40 anni poi c’è stata una vera e propria ecatombe faunistica


Siamo nel 1992, un discorso fatto da una ragazzina davanti alle Nazioni Unite in Brasile, che ricalca grosso modo le ultime polemiche che hanno circondato Greta Thunberg.
Ho visto spesso un meme in cui lei parla ed i bambini che lavorano ai vestiti la mandano a quel paese.
Ma che colpa ha Greta di essere nata in un paese dove non succedono cose del genere?

Si, ci può fare riflettere che a distanza di anni sia avvenuto qualcosa di molto simile : forse negli anni 90 non erano ancora maturi i tempi per una rivoluzione green? -che tanto green non è?-
Si, conoscendo come opera la propaganda, che sia in ambito farmaceutico o politico, è possibile che sia inconsapevolmente finita in qualcosa più grande di lei.

Ma di certo non è una stronza, non è al soldo dei poteri forti : come più volte abbiamo spiegato qui, al sistema fanno comodo determinati personaggi per cui non c’è nemmeno bisogno di pagarli. Ed anche se fosse un mezzo di comunicazione utilizzato dalla propaganda, questo ci esula dalle responsabilità che abbiamo ogni giorno?

Evidentemente, sì.

Questo non sta succedendo in Germania, non stiamo estraendo minerali, distruggendo città e monumenti per far spazio a miniere di carbone. Ancora adesso, quasi il 50% dell’energia elettrica in Germania arriva grazie al carbone.

È la libertà di stampa nell’epoca della quarta Grande coalizione della cancelliera Angela Merkel, che sottoscrive le Cop sull’Ambiente promettendo la fine dell’estrazione del carbone «prima possibile», facendo tuttavia l’impossibile per rinviare  decisioni poco gradite alla lobby degli industriali metalliferi come ai Paesi di Visegrad, tra cui spicca la confinante Polonia.

Solamente nel 2018 la Rwe ha contabilizzato 335 milioni di euro alla voce guadagni netti (44,6 miliardi il fatturato nel bilancio 2017), grazie al carbone tedesco e alle attività che  spaziano fino agli Usa dove Rwe controlla «American Water Works» e «California American Water».

Non stiamo distruggendo il pianeta, non stiamo considerando la terra come nostro oggetto di proprietà da depredare finchè non sarà rimasto più nulla.

In Russia esiste una città nella quale non si può entrare, senza un permesso speciale. Parliamo di Norilsk, città metallurgica dove i bambini fin da piccoli vengono cresciuti con il mito delle macchine e della metallurgia, perchè l’industrie cittadine hanno poi bisogno di nuovi operai e lavoratori no? Nickel, palladio, rame, cobalto : solo alcuni materiali che vengono lavorati in questo posto.

 

 

Il Giappone è pronto a riversare 1 tonnellata di acqua radiottiva in mare? E cosa mi importa? Anche qui, chiaramente l’azienda ti dice che va tutto bene che sono poco inquinate quelle acque, e poi si scopre il finimondo. Solito modus operandi. Altrettanto triste è notare come la prima preoccupazione sia la contaminazione dei prodotti ittici, perchè quelli non sono pesci che vivono per i fatti loro nel proprio ambiente, ma sono cibo in movimento che mannaggia se inquiniamo non possiamo mangiarli.

Il fine vita degli oggetti elettronici di uso quotidiano è un problema di scala globale, reso sempre più urgente dalla crescente obsolescenza dei device che quotidianamente utilizziamo e dalle difficoltà, anche dei paesi più sviluppati, di provvedere a un loro riciclo efficiente. L’Unione Europea prova a confondere le acque e ad allargare le maglie della definizione di esportazione per “riparazione”, con l’obiettivo di escludere questa fattispecie dalla definizione di e-waste. Ma si tratta comunque di materiale, prodotto in Occidente, la cui aspettativa di vita non è elevata. Perchè esportali è illegale, ma basta soltanto cambiare qualche parola ed hai trovato l’escamotage. Il continente africano ha deciso di opporsi a questa politica e si è espresso unitariamente in un’importante dichiarazione alla Conferenza di Bamako contro l’importazione di rifiuti elettronici affermando il principio che qualsiasi cosa non funzionante va classificata come e-waste. Il passo formale non è tuttavia corrisposto a un cambiamento reale nella gestione internazionale del problema: l’Africa resta ancora il secchio di una dubbia raccolta differenziata elettronica del mondo, con Ghana e Nigeria a guidare la triste classifica dei paesi importatori. Solo a Lagos in Nigeria, in una discarica lavorano e vivono 250.000 persone. In una singola discarica.

 

 

Un problema di cui abbiamo spesso dibattuto : guardate quanto contribuisce l’allevamento sull’utilizzo di aria, acqua e terre. Evitare carne e latticini è la più veloce e semplice scelta individuale che possiamo fare nei confronti dell’ambiente, a prescindere dalla motivazione che poi preferiate. Nessuno obbliga nessuno a diventare vegani, a buttare tutti i cellulari dal balcone e correre immediatamente a fare l’eremita, intanto basta prendere consapevolezza del nostro impatto su questo pianeta, ricordarsi ogni giorno che siamo ospiti e non padroni, che sono le scelte che prendiamo ogni giorno ad avere valore, ed il resto verrà da sè.

 

Tutta questa pappardella è venuta fuori dopo aver visto questo documentario abbastanza interessante, di cui consiglio la visione.

Commenta

Autore dell'articolo: GG

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *