Asintomatico in ricovero forzato da 147 giorni : “vedo la mia famiglia da 4 mesi dalla finestra”

TSO concettuale a Novara

Analogia da un lato forzata, ma dall’altro questo è un vero e proprio ricovero coatto. Non perdiamo tempo e leggiamo subito le  parole di Giovanni, ricoverato da 147 giorni.

«Ho fatto in questo periodo la bellezza di ventidue tamponi. Uno risulta negativo, ma il successivo, con precisione svizzera, è positivo, e così devo restare in isolamento. Non ho mai avuto un sintomo influenzale, e gli stessi medici mi dicono che ormai la carica virale è assolutamente inesistente, ma i protocolli del nostro ministero della Salute sono i più rigidi in assoluto, e non mi consentono di tornare alla vita normale. Mi avevano diagnosticato a Verbania un linfoma e mi hanno consigliato il ricovero al Maggiore, dove, dopo un paio di settimane sono risultato positivo al Covid. E da lì è iniziato un incubo da cui non riesco ad uscire. Inoltre mi chiedo cosa capiterebbe a una persona che si trovasse nella mia stessa situazione clinica, ma con una condizione economica diversa. Ho la fortuna di lavorare in un istituto di credito, dove la copertura mutualistica si estende fino a 24 mesi, ma se al mio posto ci fosse un lavoratore autonomo, cosa farebbe? Dovrebbe assistere senza potere fare nulla alla perdita del posto di lavoro? Possibile che non ci si renda conto di queste situazioni? Io fisicamente sto bene, tanto che ogni giorno faccio 25 chilometri nella ciclette che mi sono fatto mettere nella stanza, ma psicologicamente sono a pezzi; da quattro mesi vedo i miei cari dalla finestra, è un’assurdità».

Da dove volete cominciare?

Giovanni sta benissimo, almeno da un punto di vista del Coronavirus, senza voler considerare il linfoma che gli ha cambiato la vita, a quanto pare non allo stesso modo di un tampone per il quale da 4 mesi è rinchiuso in ospedale : è sicuramente molto molto paziente, qualcun altro avrebbe già rischiato l’esaurimento con conseguente prescrizione di psicofarmaci e crollo verticale. Per cui, diciamo che siamo partiti dal positivo.

Positivo il suo tampone, ma dopo 22 tentativi, mi volete dire che nessuno si sia chiesto : non è che per caso, forse, chissà, stiamo facendo qualcosa di sbagliato?

E questo non perché ci deve essere qualcosa sotto ma, per il mondo in cui viviamo, tra gerarchia e dominio, la mediocrazia imperversa. Bastano un paio di incompetenti al punto giusto, più una burocrazia che è totalmente anti vita, che si crea la ricetta perfetta, cocktail micidiale che impedisce a Giovanni di vivere.

Chi restituirà questi mesi al povero sfortunato della vicenda?

Tra l’altro, anche ipotizzando possa far causa all’ospedale, ci si potrà difendere tranquillamente dicendo che sono stati rispettati i protocolli, rigidi ma per garantire la sicurezza. Perché questo è quello che guarda il mondo della medicina : protocollo rispettato, siamo salvi da condanne, pazienza se il paziente ha sofferto o è morto, in caso era colpa sua.

Uno dei primi casi davvero in cui vedo letteralmente un sano trattato come un malato, sulla base del niente. Forse non è chiara ancora la situazione e ripeterò la sintesi : sul niente, senza vere evidenze, una persona si trova sotto sequestro in ospedale, e non può abbracciare nessuno dei suoi cari.

D’altronde, il tampone te lo organizzano difficilmente, in ospedale rischi di essere trattenuto, è comprensibile un pochino di diffidenza no? Giusto per nominare gli strati più superficiali della questione.

Perché alla fine, in pratica, serve anche un po’ di culo. E Giovanni non ne ha avuto per niente, facciamo nostro il suo appello e speriamo che possa presto tornare a casa. Ma tanto so già che saranno parole al vento

Commenta

Autore dell'articolo: GG

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *