Oggi vi aggiorniamo sulla storia di Alexis Bortell, una “cannabis refugee” costretta ad abbandonare il suo stato per curarsi, grazie burocrati.
Spero sia interessante, buona lettura e buona domenica a tutti.
La sua storia inizia nel luglio 2013, quando per la prima volta a 9 anni viene colpita da un attacco epilettico. Portata in ospedale, per tutta la notte continua ad avere convulsioni. Una volta iniziato il trattamento con un antiepilettico ( Carbamazepina) da 2 attacchi notturni si arriva a 10 attacchi epilettici al giorno, costringendola a non potersi più muovere da casa. Quale è stato allora il consiglio del neurologo? Aumentiamo la dose, col risultato che da 10 attacchi al giorno si è arrivati a 20 attacchi al giorno..e non è tutto, perché all’attacco epilettico caratterizzato da convulsioni e violenti tremori si affiancò quello da “assenza tipica”, un completo freeze per 20-30 secondi. L’unica cosa positiva è che gli attacchi tornarono soltanto di sera, permettendole di poter sopravvivere durante la giornata. Un mese dopo, al controllo dal neurologo, è stata cambiata ancora la terapia : diminuiamo la Carbamazepina ed inseriamo anche il Valproato. Questo doppio trattamento effettivamente ha fatto ridurre le crisi di Alexis da 20 a circa 5 al giorno, però accompagnato da un aumento di tremori,spasmi muscolari e sbalzi d’umore.
E poi, quasi per caso guardando un documentario, la famiglia di Alexis scoprì la Cannabis, utilizzabile in Texas solo per alcuni pazienti e solo a basso livello di THC. Quindi decisero di lasciare il Texas per andare in Colorado ed iniziare il trattamento con olio di Cannabis con THC e CBD. La prima volta non ebbe convulsioni per 33 giorni, interrotti anche a causa di una influenza. Allora il medico disse : aumentiamo la dose!
Risultato?
Direi che la foto parla chiaro. Oggi sono 706, ed è bello che siano passati 506 giorni dall’ultima volta in cui ne avevamo parlato[1]
Chiudo con alcune parole di Alexis, che oggi si batte per i diritti di tutti i pazienti che potrebbero avere bisogno di questo trattamento :
” La cosa più brutta è stata quando il dottore mi ha detto che non avrei più potuto andare in bicicletta e nuotare e andare a dormire dai miei amici. Io voglio che questa pianta possa essere a disposizione di tutti, non soltanto di alcuni prescelti. Adesso sapete come trascorro il tempo? Giocando, andando in bicicletta..e soprattutto posso dormire dai miei amici! Questa storia non riguarda soltanto me, sono centinaia le famiglie costrette ad abbandonare il proprio Stato per curarsi, io mi sento texana e spero di poterci tornare e curarmi li.”
#teamAlexis
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