Così il Covid uccide in Africa: 8 morti e 38 feriti allo Stadio d’Olembe

Così il Covid uccide in Africa

Disordini allo Stadio d’Olembe prima di Camerun-Comore

8 morti e 38 feriti: questo il bilancio per ora

Titolo provocatorio? Sì.
Ma non posso dire che sia falso.

Siamo in Camerun: qui si disputa, per la prima volta in 50 anni, la fase finale della Coppa d’Africa. Si parla di calcio.

Oltre 300 milioni di dollari impiegati nella costruzione del Paul Biya Stadium, noto anche come Olembe Stadium. Progetto che include centri sportivi, centri commerciali, piscine olimpioniche e questo stadio da 60.000 posti.

Per la prima volta, le Isole Comore partecipano alla competizione e raggiungono gli Ottavi di finale: per la cronaca, la partita finirà 2-1 per i padroni di casa. Il fatto da ricordare: in porta nelle Isole Comore ha giocato, causa covid ed infortuni vari, il terzino destro Chaker Alhadhur, che fino a quel momento aveva collezionato 3′ di gioco in campionato (Ajaccio, serie B francese) e non era mai sceso in campo in questa competizione.

Sicuramente una bella favola, ma di certo non è stato il miglior clima per giocare una partita di calcio. Come se fosse necessario sottolinearlo ancora, the show must go on e quindi pazienza se c’è stata una tragedia fuori dallo stadio, no?

Non sono le regole, è il virus

Stadio Olembe da 60.000 persone, autorizzato a 40.000.
Si presentano in circa 60.000.
Per entrare allo stadio, necessario il certificato vaccinale ed anche il tampone negativo. In più, da Associated Press, si parla di altri check sanitari da compiere prima di entrare nella struttura.
Cosa può succedere se non un’enorme serie di problemi?
8 persone muoiono schiacciate nella calca. 38 persone vengono ricoverate in quattro diversi ospedali: di questi, 7 sono in pericolo di vita. Ci sono anche dei dispersi.

Le persone volevano soltanto vedersi una partita di pallone, e pensare che alcuni di questi sono rimasti schiacciati e morti a terra, mi fa soltanto venire da vomitare. Non cambia però la passione verso lo sport, al massimo aumenta l’odio verso la tendenza alla burocratizzazione, che uccide sia nell’intelletto quanto nel corpo.

 

Le parole di un testimone oculare sulla vicenda:

“Tutto è iniziato quando hanno spostato un gruppo di tifosi verso un gate d’entrata che era chiuso. Quel gate è stato improvvisamente aperto, portando ad una calca tra i tifosi che spingevano per entrare. Quando mi sono ritrovato nelle prime file, vedevo gente che veniva calpestata. Non c’erano equipe mediche in zona, ho visto un bambino piccolo, poteva avere meno di 10 anni, che era senza vita. Un gruppo di ragazzi lì vicino cercava di rianimarlo.”

Condivido la mia testimonianza da due lire: mi è successa più volte una cosa del genere negli stadi italiani: tantissime persone accalcate, un solo piccolo gate d’entrata, e la sensazione di poter essere schiacciato da un momento all’altro. Per fortuna non si è mai arrivati a questo livello. Ma le tragedie sono sempre dietro l’angolo in situazioni così.

 

Associated Press

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Autore dell'articolo: GG

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