I meccanismi di manipolazione : la dissonanza cognitiva

Le polemiche di questa settimana sono in larga parte dedicate ad una modella armena, per la quale si sono sprecate tante parole.
Mi è arrivata sotto gli occhi una analisi condivisa da migliaia e migliaia di persone, sulla manipolazione e sulla dissonanza cognitiva.

Analisi del testo

La manipolazione si basa sull’induzione di una DISSONANZA COGNITIVA, ossia una contraddizione interna che porta qualcuno a parlare e a pensare in modo contrario a ciò che sente e percepisce o a ciò che un ragionamento logico suggerirebbe.La SUDDITANZA PSICHICA, implica sempre una dissonanza cognitiva, ecco perché essa è FUNZIONALE AL POTERE.

Un prigioniero, ad esempio, si abitua a vedere un benefattore nel proprio carceriere, imparando a negare dentro di sé le emozioni di rabbia e paura, così come la consapevolezza che questi lo privi della sua libertà.
Una donna che rimane accanto ad un marito violento, nega a se stessa che l’uomo che oggi, scusandosi, le ha portato un bel mazzo di fiori, sia lo stesso che ieri l’ha presa a pugni.
Capiamo quindi molto bene perché il potere si serva di queste leve psicologiche: un essere umano allenato a negare ciò che sente e ciò vede può essere indotto a fare qualsiasi cosa e obbedire a qualunque ordine, senza alcun limite etico.
Diversi esperimenti lo hanno dimostrato in modo incontestabile, laddove la storia non basti a fornire esempi.
Se è valido che la dissonanza cognitiva sia funzionale al potere, è altrettanto vero che ci permette di andare avanti nonostante le incoerenze interne ed esterne. Lo storico Harari nel suo testo “Sapiens : da animali a dei” prende spunto dalla dissonanza cognitiva descrivendolo come un fattore positivo per la crescita della specie umana.
Quindi, se in determinati casi il meccanismo della dissonanza viene sfruttato da chi sta al potere, in altri casi invece è quel meccanismo che permette a noi di fare cose che non pensavamo di essere in grado di fare, di nascondere determinate situazioni per permetterci di continuare a vivere. Diciamo che la premessa poteva anche avere dei contenuti su cui riflettere, tutto sommato.
Ho scelto la nuova campagna di marketing firmata Gucci, in quanto molto istruttiva nell’indicare come funzioni la COMUNICAZIONE MANIPOLATIVA
La ricetta della manipolazione è la seguente:
– Si presenta un fatto, che induce un certo sentire.
Nel caso di Gucci si sceglie come testimonial una donna, che palesemente mostra un aspetto contrastante con il ruolo assegnatole. Chiunque, vedendo la sua foto, sente immediatamente che c’è qualcosa che non va.
Abbiamo pure la ricetta della manipolazione : si presenta un fatto che induce un certo sentire. Il fatto viene percepito da tutti e tutte allo stesso modo? Non ci è dato saperlo. Anzi, secondo l’autore si, chiunque sente qualcosa che non va. E ci dice anche qualcosa in più : quella donna mostra palesemente un aspetto contrastante con il ruolo assegnatole.
Questo ruolo immanente assegnatole dalla natura? Da Dio? Palesemente poi, lo vedono tutti.
Secondo voi è questo l’aspetto corretto con il quale vedere una donna?
The 1950s Housewife
Il caro autore si è dimenticato, tuttavia, dimentica di contestualizzare l’accaduto (oltre ad aver mostrato una visione stantia della donna). Stiamo parlando di Gucci, un brand di alta moda. Moda che si è evoluta negli anni, e non è più alla ricerca del “sexy” ma di “new faces” di facce nuove, che possano dare quel tocco particolare in più. La scelta della modella è funzionale all’interno del set, non è un modo per influenzare le giovani menti. Non è la prima volta che modelle “fuori dai canoni convenzionali” vengano scelte per dei servizi che siano commerciali o editoriali, eppure questa Armine ha fatto tanto rumore.
– Quel medesimo sentire viene però indicato come “sbagliato”, sotto il peso di un giudizio morale e di una conseguente punizione, che può essere anche la semplice stigmatizzazione sociale, cui l’essere umano è molto sensibile (punizione).
Nel nostro caso, chiunque facesse notare ciò che tutti vedono, ossia che la donna in questione non è bella, dimostrerebbe di essere un individuo meschino, che giudica una donna per il suo aspetto – ma di una foto su una copertina, cos’altro si dovrebbe giudicare, se non l’aspetto???
Se pensi che sia brutta, devi trattenerti dal dirlo, altrimenti verrai insultato e quindi questa repressione ti porterà alla confusione e, magari, accettare di ammazzare 10 uomini. Non sei meschino nel dire che è brutta, cosa che comunque potresti tenere per te. Ancora una volta, l’ignoranza ed il pressappochismo prende il largo : cosa giudico se non l’aspetto? Parliamo di un servizio di Gucci, potresti giudicare la location, le luci, il trucco, il vestito, l’attitude del servizio. Perché la modella è una delle componenti, non è l’unica cosa che conta.
– Si spingono quindi le persone, sotto il peso della minaccia (la riprova sociale è una forma di “punizione”), a dover affermare l’opposto di ciò che sentono, elogiando nel contempo chi accondiscende alla negazione (premio).
Ammiriamo in questo caso le sofisticate contorsioni retoriche di chi cerca di affermare che la modella abbia una “bellezza differente” ed altre sciocchezze del genere, che sarebbero argomenti validi in un saggio di filosofia, ma che non cambiano il fatto meramente estetico (forme, proporzioni, armonia, colori) che la modella NON È BELLA.
Qui l’autore regala parle di saggezza. Parlare di una bellezza non convenzionale diventa una sofisticata contorsione retorica. Anche ammettendo che esistano canoni di bellezza, questi sono mutevoli nel tempo e nello spazio, che influenzano pesantemente l’idea di bellezza. Prendendo le parole di un amico : “se un armeno dicesse di una bellezza europea occidentale, poniamo per esempio la Schiffer, che non è bella, si prenderebbe insulti. Noi invece possiamo farneticare di bellezza oggettiva, cioè la nostra, perché ci sentiamo dominanti. “
– Questo è l’aspetto più sottile.
La REAZIONE FISIOLOGICA che si genera nella psiche DI CHI STA SUBENDO UNA MANIPOLAZIONE è la rabbia.
La rabbia, se incanalata correttamente, avrebbe proprio la funzione di spingere a reagire contro chi ci sta manipolando. Dal momento però che LA NATURA DELLA MANIPOLAZIONE È DI RESTARE NASCOSTA, la maggior parte delle persone prova in questi casi una forte rabbia, ma non sa perché.
Non trovando il suo vero bersaglio, ossia IL MANIPOLATORE, la rabbia devia verso un oggetto secondario (la modella), che non è il manipolatore, ma parte del contesto attraverso cui si viene manipolati.
La rabbia è dovuta alla percezione di essere manipolati, ma quasi nessuno riesce a chiarirsi cosa stia accadendo. Il manipolatore (Gucci o chi per loro) non viene visto e la rabbia si dirige verso il mezzo con cui si è stati manipolati: la modella.
La vittima (il manipolato) sopraffatta dalla rabbia, la sfogherà in modo scomposto verso la modella che, di per sé, è solo una donna che si è prestata ad un servizio fotografico. E rivolgerà a quest’ultima una serie di insulti.
Questi deprecabili insulti, ma naturali e spontanei, serviranno ai manipolatori a “dimostrare” (faziosamente) quanto coloro che non si piegano alla manipolazione siano delle persone orrende.
Se sei manipolato, e ti arrabbi, ti hanno portato loro alla rabbia. Queste righe sono una perfetta e sofisticata contorsione retorica. Perché non tutti si sono arrabbiati, non tutti hanno pensato a chissà quale giochetto di Gucci o chi per loro.
La rabbia, in questo caso, è dovuta ad una perdita di certezze, con le quali siamo cresciuti, e lo capisco : il maschio fa delle cose, ed è percepito in determinati modi, la femmina idem. Vedersi crollare quel muro è, per tanti, un colpo difficile da gestire.
Ed allora ci si lancia in queste spiegazioni complicate per dire, in poche parole, “non posso accettare che accada questo, perché vorrebbe dire aver dedicato parte della mia identità a qualcosa che non esiste.”
Quello che ci serve per combattere l’autorità e il mondo gerarchico in cui viviamo non è la visione della donna x e dell’uomo y, ma il rispetto tra noi e gli altri animali e la terra stessa. Brutto bello e tanta rabbia sono aspetti che servono soltanto a dividere.
ATTENZIONE, è verissimo che insultare una persona per il suo aspetto è un comportamento scorretto. Chi lo fa, sbaglia.
Ma il punto è questo(!): chi lo fa è stato indotto a sbagliare dalla manipolazione stessa!!!
Questo giochino è il sigillo più raffinato della manipolazione e si chiama in PSICOLOGIA: “DOPPIO LEGAME”. Cioè la situazione nella quale qualunque comportamento agito da un soggetto (la vittima) sarà sempre considerato sbagliato e penalizzante.
– Se fai il “bravo bambino” e accondiscendi, sei penalizzato perché devi ingoiare il rospo e negare ciò che senti.
– Se protesti, sei giudicato cattivo e violento e sarai colpevolizzato.
Come si esce dalla manipolazione?
“Semplice”: unendo pensiero & sentire.
IL SENTIRE fastidio o rabbia di fronte alla foto della modella – per restare nell’esempio – NON VA NEGATO, ma accolto come legittimo e motivato.
In secondo luogo uso la mente (PENSIERO) per analizzare la situazione e trovare la vera causa della rabbia: scoprendo che non sono arrabbiato con la modella, ma con il COMPORTAMENTO MANIPOLATIVO di Gucci.
In questo modo potrò produrre un’azione integra che esce dal doppio legame:
– non cedo alla manipolazione, né protesto insultando la modella – cosa che mi fa ricadere nella manipolazione;
– e poi posso denunciare la modalità manipolativa della campagna di Gucci.
Questo processo possiamo applicarlo a ogni caso di manipolazione in cui c’imbattiamo.
Bisogna sempre fare un salto di livello rispetto al contesto della manipolazione.
Meditate, allenatevi a riconoscere le manipolazioni ed eleviamoci al di sopra di esse, perché ci rendono docile gregge nelle mani di persone abiette.
Bibliografia
Verso un’ecologia della Mente – G.Bateson
Mente e Cultura – Groppo e Locatelli
La Pragmatica della comunicazione Umana – P.Watzlawick et Al.
Altra riflessione : non basta una bibliografia per dimostrare che quello che dici è vero, o ha senso, come non basta presentare articoli scientifici se poi sono inquinati da conflitti di interessi e ricercatori non interessati. Insomma qua poi l’autore ti dice pure che è motivata la tua rabbia vedendo questa modella. Il salto di livello, in questo caso, mi sembra davvero davvero minimo. Ci ripete ancora una volta che siamo arrabbiati per il comportamento manipolativo di Gucci, mostrando le sue vere intenzioni, grazie autore.
Gucci vuole farci abituare ad un femminile che non è più femminile, che si è svilito. Gucci, dovevi presentarci una bella modella bianca pallida bionda ed occhi azzurri, o comunque un tipo di bellezza conforme ai miei standard, non mi interessa di certo contestualizzare perché io di un servizio fotografico guardo esclusivamente il viso della modella. Perché poi il corpo, tanto per dire, rientra nei canoni convenzionali eh. Una bella pappardella.
Sono estremamente d’accordo sulle ultime due righe : Meditate, allenatevi a riconoscere le manipolazioni ed eleviamoci al di sopra di esse, perché ci rendono docile gregge nelle mani di persone abiette.

 

Commenta

Autore dell'articolo: GG

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *