In migliaia a Piazza Duomo per le cure domiciliari e precoci: ci sono e funzionano

Le cure domiciliari ci sono

Così in piazza medici e pazienti

La medicina è morta

Iniziare l’articolo così? La medicina è morta perchè ha perso di vista un cardine fondamentale: l’esperienza.
L’esperienza clinica non ha più valore, le storie di centinaia o anzi migliaia di medici e pazienti non hanno alcun significato.
Come si può avere fiducia verso questo settore, quando a livello istituzionale si sono comportati in questo modo?
Continuare a ripetere, ormai in maniera fraudolenta, che le cure non ci sono, che non abbiamo evidenze, fa soltanto male.
E diciamolo: anche i media sono responsabili di questa situazione, e chissà anche di quanti morti sono responsabili, attraverso un atteggiamento assolutamente polarizzante e non scientifico.

Ascoltare le testimonianze dei pazienti lasciati soli dai loro medici: come possiamo negarlo? Come possiamo invalidare l’esperienza reale e concreta di migliaia di persone, come possiamo invalidare l’esperienza di centinaia di medici soltanto perché, dicono, non ci sono evidenze scientifiche? Sentire le note disperate dei pazienti lasciati da soli, ed aiutati dal gruppo della terapia domiciliare: come si può negare l’impatto?

Mi dovete scusare per questo sfogo, ma l’evidenza scientifica se la cerchiamo solo e soltanto sui numeri, stiamo fallendo.
Se in nome dell’evidenza scientifica facciamo finta di non vedere la realtà, frammentandola e riducendola solo e soltanto a dei fogli di carta, per quale ragione dovrei parlare di medicina? I protocolli non sono medicina, rappresentano una tendenza che può aiutare a dedicarsi al soggetto della materia, che non sono i numeri ma sono le persone.

La manifestazione di Milano: qualche spunto

Sono tante le persone salite sul palco, medici infermieri psicologi pazienti, che si sono alternate per le tre ore di questo pomeriggio.

Mi ha colpito davvero uno degli ultimi interventi, quello di Serafino Fazio, ex professore di medicina interna alla Federico II di Napoli: breve ma conciso e lo posso riportare integralmente.

Faccio il medico da 47 anni, uno schifo come questo non lo avevo mai visto, mai. Non avrei mai pensato di vivere questo periodo dopo 47 anni di medicina, è assurdo. Le intuizioni di questo gruppo partono già dal titolo: una terapia domiciliare e precoce. Questa è una epidemia che è stata controllata e curata solo negli ospedali, quindi gli ospedali si sono saturati: con la terapia domiciliare si evita questo problema. Altra cosa fondamentale è la precocità: prima si interviene, meglio è. Sarà meglio per il malato ed anche per il SSN. Questa malattia, presa per tempo, si cura in massimo 3o4 giorni, è una malattia da cui si guarisce benissimo.”

 

“Io ho un unico gestore: il mio paziente. Le cose con le orecchie le ascoltano tutti, serve che entrino nel cuore. Dove sono le persone che hanno impedito di effettuare le autopsie tempo fa?” ho apprezzato molto queste parole di Salvatore Totaro, in un intervento in cui parlava al cuore della gente.

Quasi rivoluzionarie le parole di Erminia Maria Ferrari che ho apprezzato: “il sintomo e il segno li conoscevo già. Anche altri virus determinano situazioni del genere, non avevo bisogno di qualcuno che mi autorizzasse il protocollo, di cosa devo avere paura se sono preparata? Se io dico al mio paziente hai il covid, vedendo tutte quelle persone che muoiono, l’ho già ammazzata. Lasciamo che il paziente abbia fiducia nel suo sistema immunitario.” Quanto è importante il momento della formulazione della diagnosi? Quante persone nel corso del tempo saranno morte quasi prese da un timer ad orologeria quando il medico spiegava loro cosa avessero?

Sul palco anche Andrea Mangiagalli, che ha raccontato un po’ della sua esperienza e di quanto sia stato importante questo gruppo per la riuscita di uno schema terapeutico efficace e personalizzabile.
Praticamente tutti i relatori stupiti dalla perseveranza ministeriale della “tachipirina e vigile attesa”, che in una situazione del genere non ha per niente senso. Bello anche il messaggio di Riccardo Szumski, dell’importanza del rapporto medico-paziente, e di come tutte le figure che operano nel mondo della salute debbano e possano fare gruppo.

Bella anche la partecipazione di psicologi e psicoterapeuti, che hanno rimarcato l’importanza della salute mentale, già bistrattata prima di questo momento. Quante persone si saranno ammalate, o anche morte, per mancanza di un supporto e sostegno psicologico?

Grethel Thedy, psicologa clinica, ha portato sul palco la sua esperienza e riporto le sue parole

Chiamare la distanza di sicurezza come distanziamento sociale è un errore. Noi socialmente dobbiamo rimanere vicini, non possiamo promuovere la solitudine sociale. Semplificare porta alla confusione: se diciamo che questo virus è terrificante e dovete andare solo in ospedale, le persone si spaventano. Poi sono state dette anche cose che sono tutto ed il contrario di tutto: così il pensiero si blocca. Rimanere immobili senza aiuto non è trovare un percorso. Di fronte ad uno stress prolungato come questo, si tende a non pensare e a delegare ad altri la propria salute.

Per rivedere tutta la manifestazione, e mi scuso se non ho nominato tutti, eccola qui

Alcune considerazioni

In questa società frammentata, abbiamo separato corpo e mente: abbiamo chi si occupa di uno e dell’altro. Spesso e volentieri non in sinergia, e soltanto attraverso una vera rete è possibile che la cosa funzioni.
Che il Governo non faccia gli interessi dei cittadini è un dato di fatto, e questa manifestazione è una prova del disinteresse, per non dire malafede, nelle persone che dirigono le scelte di questo paese.
Distanziamento e mascherine: qualcosa su cui ha insistito molto l’organizzazione, e come ha ricordato anche uno dei giornalisti sul palco, fatto sostanzialmente perchè c’erano tanti media e non si voleva fare brutta figura.
Ecco, da un lato posso capire questa scelta, ma dall’altro lato della barricata come hanno risposto? Leggete pure il pezzo di Open, viene smontata completamente la terapia domiciliare, e tanti cari saluti a distanziamento e mascherina. Se poi avessimo voluto portare in piazza l’esperienza, si sapeva già che le mascherine non erano necessarie- e al massimo ricordare il sempre buon detto “fate come volete chi vuole se la mette”. Il distanziamento poi dovrebbe esserci sempre in ogni manifestazione per garantire un minimo di respiro ad ogni persona che partecipa, e con il caldo che c’era poi è stato anche utile.
Ricordiamo poi il significato di farmaco, di rimedio, di terapia: fondamentale che sia precoce e non necessariamente farmacologico. Esistono tanti modelli medici: agopuntura ayurveda omeopatia, o ricorrere a trattamenti come erbe medicinali o aromaterapia.
Alla fine, un grazie doveroso a Erich Grimaldi ed a tutto il comitato per aver coinvolto tante persone nella realizzazione di questo evento e di questo gruppo che ha sicuramente aiutato migliaia e migliaia di persone che il nostro caro Stato ha dimenticato, e che ha anzi ucciso proponendo vigile attesa tachipirina e ospedale. Ha anche spiegato il motivo per il quale lo Stato ha dovuto necessariamente fare ricorso contro le terapie domiciliari: perdendolo, si esporrebbero a chissà quante cause penali per la negligenza legata alla vigile attesa.

Che non siano parole al vento.

 

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Autore dell'articolo: GG

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