Ambra Fedrigo : “Dobbiamo combattere l’odio!”

MEDICINA PER L’ODIO. EDUCAZIONE ALLA GIOIA.

Ultimamente si parla in maniera prepotente di salute e malattia, di diritti o della loro negazione e di libertà o perdita di essa.

Noto con dolore che quello che è andato perduto è il Senso della nostra Esistenza e di appartenenza a questo meraviglioso esperimento chiamato Vita. Quello che è andata perduta è la Gioia di vivere e si impegna tutta la propria energia alla Sopravvivenza. Lo stress con il quale si porta avanti la propria esistenza è patologico e, di fatto, non ci consente la visione di quello che per noi è prioritario, quanto di ciò che viene “prima”, lasciando il nostro tempo scandito semplicemente da un gioco di incastri, dove quello che ci interessa realmente viene spesso relegato ad un utopico mondo di desideri. Questo stile di vita non può che generare risentimenti, invidie e sfociare in un odio profondo per noi stessi e per l’altro.

Ti è mai capitato di vivere un momento di beatitudine? Di serenità appagante? Ebbene, quanta voglia hai in quei momenti (spero ne abbia vissuti più di uno) di soffocarli con critiche giudicanti nei confronti degli altri, di vederli calpestati da problemi e pensieri negativi? Da innamorato, non vedi tutto quello che esiste di meraviglioso nella tua vita e ti pare di volare? La forza di gravità, i problemi e le preoccupazioni vengono messi in stand-by, per dare ali alla forza vitale dell’amore.

Oggi noto con preoccupazione che tutto ciò che è invisibile agli occhi, ma che rappresenta la vera forza motrice delle nostre azioni, l’amore, la gioia di vivere, viene squalificato e affidato al reparto del “new age-figlio dei fiori-sciamano-strega-anormale-da eliminare” per dare peso ad una visione puramente materialistica della nostra esistenza.

Lo “scientificamente provato” ha dato risposta alla coperta di Linus, alla paura di prendere in mano la nostra vita, dare agli altri le nostre Responsabilità e il nostro potere. Con odio sbraniamo chiunque ci possa parlare del velo di Maya, delle illusioni in cui viviamo, perché di fatto lo scettro del nostro potere nella vita viene affidato a dei camici bianchi o a delle toghe nere.

Rispetto profondamente il mestiere di Medico. Ho conosciuto dei dottori che spesso si sono spogliati delle loro conoscenze per aprirsi all’ascolto del qui ed ora con le loro intelligenze (cervello-cuore-intestino in termini di capacità di sentire l’altro) e attraverso l’arte del medicere, del prendersi cura, contribuito ad avviare di fatto il processo di guarigione del paziente.

Ma è il paziente che guarisce. Il sorriso come potente antidoto alla depressione. Quando entriamo nello studio di un medico fidato che ci ascolta e ci comprende, ci sentiamo già meglio, e la cura ha già preso piede. Quanto crederemo in quello che ci viene detto sarà anche direttamente proporzionale alla velocità di guarigione. La malattia come occasione di cambiamento.

Quanto distante è il concetto dell’untore! Non è l’altro che ci umilia quanto siamo noi che ci siamo aperti all’altro! Quante “lezioni di vita” sono personali o sono condivisibili dal resto dell’umanità? Questa, a mio avviso, la contagiosità. Una patologia comune, un’occasione di cambiamento per i più.

Se si trattasse unicamente del potere lesivo di virus e dei batteri e non fosse importante il terreno, la personale unicità anche a livello spirituale ed emotivo di chi lo ospita, allora dovremmo ammalarci tutti, nello stesso modo, con la mera latenza del contagio. Ma così non è. Qualcuno si ammala gravemente, come qualcuno non si fa neanche toccare dalla patologia. E questo è vero con il raffreddore, con il morbillo come lo è stato per polio, per il vaiolo e per la peste. Ma la caccia al colpevole non ci restituirà la nostra salute; forse è vero il contrario.

L’odio ci espone a severa patologia ed è la vera patologia da combattere con la propria luce.

Come diceva in un bellissimo discorso Loris Mazzorato, non è il buio che entra nella luce. Piuttosto è vero il contrario. E’ la luce che fa scomparire il buio. Parliamo del nostro buio, senza indici puntati verso l’altro. E questa immagine ti è chiara se hai mai provato a dormire tranquillo nel buio confortante degli scuri tirati nella giornata di festa dove ti è concesso dormire più a lungo, ma il tuo cucciolo entra nella stanza, e con lui i raggi del sole del nuovo giorno, decretando la fine del buio e del sonno!

Il “babau” fa paura perché non lo si conosce. Quando non CI si conosce. Non si sa quanta forza alberghi dentro di noi per affrontare il mondo e più non ne siamo consapevoli e maggiore sarà la paura, l’odio o la depressione. Mio fratello parlava del “coefficiente di fissazione”, di come una variabile della vita diventi totalizzante se non ridimensionata ad “una delle” variabili della nostra esistenza.

Penso a coloro che si tolgono la vita. Penso a tutti i miliardi di parametri che avrebbero potuto considerare per attuare un cambiamento a loro soddisfacente, ma di fatto hanno abbracciato il “null’altro si può fare” e quindi tanto valeva rispedire al mittente la propria esistenza. Penso ad un concorso di responsabilità: l’attore del suicidio e alla società che fossilizza anziché portare l’individuo allo splendore attraverso il cambiamento e all’accoglimento senza giudizio.

Tutti coloro che non votano ma non fanno nulla per cambiare le cose, affidando l’esistenza “all’Ormai non si può fare nulla” e sono troppo forti “i poteri malefici che guidano il mondo”.

Mai visto quella meravigliosa vignetta del prepotente di turno su di un’asse su di un burrone con tutta la gente che lo lascia sbraitare e gli concede pubblico? Cosa accade se la gente si toglie da questo gioco di potere? Che il “potente” sprofonda nel baratro e la gente è libera di continuare a salire su asticelle o affermare i propri percorsi, senza bisogno del consenso di turno. A volte appariamo stregati dal desiderio di essere accettati che ci immobilizziamo nella bella statuina per il resto della nostra esistenza.

Tutto deve essere “per sempre” e per degli esseri che sono destinati alla finitudine, alla morte dal momento in cui hanno avuto accesso alla vita, pare quasi un ridicolo paradosso.

La coerenza di azioni ha preso il posto della coerenza del cuore, dove il cambiamento e l’evoluzione sono parte integrante del discorso. Spesso pare che, abbracciata una strada, sia mai che ci sia un’inversione di tendenza senza il giudizio universale di chi si è messo in riga una vita e la difende quella riga con le unghie e con i denti. A costo della gioia. A costo della vita.

Ci vediamo stasera alle 19 LIVE su Medicina a piccole dosi!

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Autore dell'articolo: GG

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