Lo scientismo in epoca di epidemia

Lo scientismo in epoca di epidemia.

Seguendo la raccomandazioni del governo (che poi è l’unico modo che abbiamo per far “morire di fame” il virus, visto che è un parassita che necessita di dna o rna delle cellule, e quindi su questo nulla da dire), io lavoro da casa, suono un po’, faccio quattro passi in cortile.
Mi sento come in carcere. I giorni scorsi ho fatto un paio di passeggiate: una in centro a prendere un giornale che non ho manco letto e una in periferia, verso una frazione piena di villette che sembravano abbandonate. L’ambiente era talmente apocalittico e desolante che ho preferito restare a casa i giorni seguenti. Non vado neanche al super (ci va mia moglie in genere) perché da quanto ho visto e mi hanno raccontato, c’è quel clima da “day after”, fortunatamente biologico e non nucleare, con mascherine, file indiane, scaglionamenti e guanti monouso. Tutto questo un filo di depressione la mette.
Ho anche fatto alcuni modelli epidemiologici coi software che uso per lavoro, per passare il tempo. Poi riguardi i dati e vedi che li hanno riaggiustati tutti (al rialzo, sistematicamente). Insomma sono scoraggiato e un po’ depresso da questa situazione, anche perché non sappiamo bene che cosa accadrà quando toglieranno il divieto. Ho notato che brancolano tutti nel buio. Brancolano i virologi e gli infettivologi che ancora non sanno dirti a che temperatura sopravvive. di fatto. quindi con che clima, il virus (di conseguenza, non sai che accadrà realmente tra dieci, quindici, trenta giorni), se a far la malattia poi sei immune oppure no (“cazzo c’è una recidiva a Torino!!!”), come si trasmette (dagli oggetti? boh, dagli asintomatici? e chi lo sa). I clinici hanno tirato fuori improbabili farmaci per l’artrite reumatoide e la vecchia clorochina (che dove lavoro non facciamo da anni; antimalarico che ti sfascia fegato e annessi e connessi, anche se ora ci sono in giro formulazioni meno costose per l’organismo). Comunque dati organici non ci sono o non vengono comunicati. I due casi di Napoli curati con un farmaco per l’artrite hanno avuto come corollario “uno è gurarito “comm à Gesù ha fatto camminare ‘o paralitico” e scriveremo un protocollo nazionale di cui credo ancora nessuno abbia letto la bozza. Gli epidemiologi continuano a spostare un po’ più in là la data del picco. Anche perché si continua a parlare di legioni di asintomatici che prima sono infettivi poi non lo sono, sottostime, bias informativi. Un vero casino Non sappiamo se sparirà con l’estate, come dicevo prima, ma soprattutto se tornerà il prossimo inverno. Si continua a sparare cazzate su improbabili vaccini, che richiedono, come tutti gli altri farmaci anni e anni di trials clinici per testarne sicurezza, efficacia, tossicità, effetti collaterali di medio periodo prima di entrare in post marketing (insomma, anni). Non sappiamo manco se si può fare realmente un vaccino. E lo stesso vale per le cure miracolose.
Di converso, alcuni dogmi si sono fissati. Devi restare in casa, significa che se stai da solo in mezzo a un bosco ti possiamo redarguire, denunciare, far multare (ma il decreto dice il contrario, solo che sul decreto vince la tv); restare almeno a un metro di distanza che a 100 cm spaccati goccioloni vari pieni di muco si fermano e precipitano a terra, che il giorno x, quando il governo sospenderà il decreto (presumibilmente i primi di aprile, in assenza di proroghe), tutto tornerà alla normalità, che andare a fare una passeggiata solitaria è pericoloso per noi e il mondo, ma il rischio svanisce se abbiamo in tasca un prestampato con intestazione Ministero dell’Interno che attesta che lo stiamo facendo per comprare il Corrierone o un pacchetto di Marlboro o di Lucky Strike.
Questa è l’epidemia in epoca scientista, dove come in un remake di Helzapoppin, sembra di vivere in un mondo senza senso in cui gli esperti dicono ogni genere di cazzata, e i media la peggiorano e la diffondono convinti. Dove a una grossa fetta della popolazione potresti far credere di tutto, anche che la cecità derivante dal farsi le pugnette sia indotta dal coronavirus, che se poi insisti ti fa venire pure una polmonite interstiziale. Un panorama desolante insomma, dove risulta difficile sfuggire alla depressione.

Joe Di Baggio

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Autore dell'articolo: GG

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