Virus, TSO, multe e paure
Non pensate che la società in cui viviamo ci regali solo considerazioni limitate e limitanti?
O sei con noi, o sei contro di noi
Per caso ci siamo scordati di essere ospiti di questo pianeta?
Per caso ci siamo dimenticati di essere più batteri che umani?
Abbiamo perso la concezione simbiotica della vita.
Perlomeno, preferiamo parlare sempre di competizione, perché meglio rispecchia la maniera in cui i giorni si susseguono l’un l’altro
Alcune considerazioni
Che il vaccino non fosse la risposta, già lo sapevamo. Abbiamo visto come questo virus colpisca fondamentalmente il sistema immunitario, con risposte che possono variare dall’ins. respiratoria a quella renale, passando per la CID. Sul fatto che non possa uccidere un sano? Secondo me, può succedere. Parliamo comunque di un virus “influenzale”, che sappiamo ogni anno fare milioni di morti nel mondo. Milioni di morti, ogni anno, nel mondo. Penso sia utile ripeterlo, per chi ha memoria corta.
Ci dicono che la quasi totalità dei decessi aveva altre patologie in corso, sappiamo che la letalità, finora, non è quella che ci si poteva aspettare, e dovremmo vivere nella paura? Ed il fatto che ci fossero comorbidità, non è mica una attenuante : è una conseguenza, chi ha un sistema immunitario più “debole” ha tendenzialmente una probabilità più alta di ammalarsi. Chi ha un sistema immunitario scompensato, si ammala più facilmente. E questo vale non soltanto per il Covid-19.
Cosa è la libertà?
Paura e malattie
Quanto incide lo stress nella genesi di una patologia?
Ricordo anni fa in seconda serata sulla Rai che un medico affermava con forza che non ci fossero collegamenti. Avrebbe potuto studiare un po’ di più. Ma nemmeno poi così tanto
La medicina psicosomatica entra un po’ di lato, soprattutto grazie ad un testo scritto da Groddeck agli inizi del 1900, il libro dell’Es.
Un libro in forma epistolare, dove vengono raccontati diversi problemi che emergono in seguito a situazioni spiacevoli.
Il collegamento corpo mente spirito si è sempre saputo, anche se empiricamente. Ormai, grazie alla PNEI, anche i meccanismi fisiologici sono usciti allo scoperto.
E dall’altro lato, mi sento più vicino a Bechamp che a Pasteur : è il terreno che condiziona ed influisce sulla possibilità di ammalarsi.
Piovono letteralmente miliardi di microrganismi dal cielo, ed altrettanto letteralmente noi siamo più batteri che cellule umane.
La malattia è un gioco di probabilità
Ricordiamoci, ma senza darci troppo peso, che tutto questo è composto da un mucchio di atomi che sbattono tra loro, e prima o poi torneremo ad essere quello che eravamo prima
Comunità scientifica?
Sui media troviamo notizie su notizie pregne di parole sull’epidemia del momento, mentre fino al momento in cui il problema non ci riguardava direttamente, si tendeva a parlare d’altro o minimizzare ciò che stava succedendo dall’altro lato del mondo.
Ed è qualcosa che adesso, in questo momento, avviene con altri problemi sanitari : tumori, malattie del benessere, morti per inquinamento.
Quando vediamo qualcosa come lontano, anche il relativo pericolo viene percepito in maniera minore o quantomeno differente.
E non ne parliamo : geograficamente il colpevole siamo noi.
Non c’è un virus da combattere, un particolare territorio da cui essere terrorizzati : non c’è il nemico, non c’è la polarizzazione, non c’è narrativa.
Una scientificità soggettiva, per cui alcuni problemi sono più drammatici di altri semplicemente per il fatto che siamo in grado di puntare il dito contro qualcuno diverso da noi, qualcosa che non è nel nostro spazio. Stupefacente, se vogliamo, è la nostra capacità di eludere noi stessi : pensiamo alla maniera in cui siamo noi a trattare la terra. Alla maniera in cui trattiamo gli altri animali ed ogni territorio del pianeta. Alla plastica ed alla acidificazione degli oceani, alla perdita di habitat, all’estinzione della maggioranza delle specie animali presenti sul pianeta.
Esistono poi sub-zone geografiche : anche il centro ha il suo margine. Se per la narrativa principale, per lo scienziato che sta al centro, c’è da spaventarsi, tutto viene chiuso per precauzione, i morti si accumulano senza l’etichetta, non è così dallo scienziato che sta al margine. Qulcuno che ha rifiutato il centro, pur appartenendo al centro. Quelli che hanno scelto il margine, cercano di tranquillizzare la popolazione e ricordano che i morti soprattutto sono legati a patologie precedenti e preponderanti. Persone all’interno dello stesso cerchio che rifiutano di aderire alla propaganda.
Alla fine dei conti, quale è la percentuale di responsabilità?
Ricordando sempre la premessa, che ognuno di noi cresce influenzato da diversi fattori. Se trovo il poliziotto cattivo, il medico cattivo, il legislatore cattivo, cosa arrivo a pensare?
Considerato che situazioni spiacevoli avvengono quotidianamente, è davvero possibile considerarle poche mele marce? Sicuramente, anche loro posso e devo considerarle delle vittime di quello che hanno vissuto e di quello che stanno vivendo, anche inconsapevolmente. Ma non riesco davvero a incolpare esclusivamente la sovrastruttura. Anche se il gruppo funziona così, anche se ti deresponsabilizza e ti deumanizza dalle tue azioni, non puoi essere soltanto una vittima. Sei un esecutore, ma anche tu hai le tue responsabilità. Lo capite il paradosso tremendo in cui viviamo?!
Di questo e tanto altro, parleremo mercoledì sera insieme a Mosca Bianca.
Vi aspettiamo!