TSO per un 18enne
Voleva rimanere in classe senza mascherina
No ma veramente per questo gli hanno fatto un TSO?
Ho sbarrato gli occhi appena ho letto questa notizia, non lo posso negare. Per la preside ed un docente, parliamo di un ragazzo molto intelligente ma “bastian contrario”, per cui, come nome di fantasia, lo chiameremo Sebastiano.
A Fano, in un istituto scolastico, sta per iniziare una nuova mattinata. Sebastiano non ha intenzione di fare lezione con la mascherina, e non è la prima volta che protesta contro la situazione attuale. Si incatena al banco. Viene sgomberata l’aula ed ingaggiata una trattativa che non porta a niente di positivo. Arriva sul luogo la Polizia ed anche un’ ambulanza. Sebastiano è al telefono con una persona che viene chiamata “costituzionalista“, che gli spiega come comportarsi. Non si hanno altre notizie di questa persona, non sappiamo se era davvero avvocato o esperto di leggi.
Chi è Sebastiano?
Vi metto qui alcune parole di un suo docente:
“Non è la prima volta che accade, perché questa è già la quinta azione di protesta e tutte le volte si cerca di spiegare come stanno le cose e quali sono le regole comportamentali e alle quali non si può derogare. Ma su questa vicenda della mascherina il ragazzo è deciso a proseguire nella sua protesta. Cosa diciamo? Che lui può far valere tutte le sue ragioni, contestare, ma lo deve fare con la mascherina davanti alla bocca e su questo non si può derogare. E’ un tipo intelligente, molto bravo con i computer, ma con la vocazione del bastian contrario. Nel senso che terminata una lezione, lui invia un file dove vengono sostenute tesi che vanno in senso contrario rispetto a quello che è stato spiegato.”
Qui viene fatto passare come qualcosa di estremamente negativo, sarebbe bello invece chiedersi “perché sostiene questo?” “cosa racconta?” “perché non provare a riflettere sul valore e sulla qualità di quello che viene insegnato a scuola?”
No, meglio ripetere che sia un bastian contrario al quale non piace nulla e si arrabbia ed è pazzo. Ok.
Le parole della preside
“Non come preside e nemmeno come insegnante, questa mattina sarei scesa in strada, perché ’il costituzionalista’ che ha portato in queste condizioni questo ragazzo era davanti alla scuola. Sarei scesa per dargli un pugno in faccia. Perché lo ha plagiato e questa storia mi addolora profondamente, soprattutto come mamma. In classe con il cellulare in viva voce parlava con quello che lui chiama ’il costituzionalista’. Che gli ha anche suggerito che se la polizia lo avesse portato via con la forza, per gli agenti sarebbe stata una aggravante. Lei capisce che razza di situazione è. Se mi dovessero chiamare, dirò tutto. Perché questa storia che mi scuote. Comunque uscendo dalla scuola il medico ha detto che siccome il ragazzo lo stava seguendo volontariamente, non ci sarebbe stato nessuno ricovero forzato”
Non ci sarebbe stato nessun ricovero… e poi c’è stato. Vi racconto io come è andata: hanno imbonito Sebastiano per portarlo in ospedale, luogo in cui ci sarebbero già state maggiori possibilità di sedarlo, visto la situazione decisamente stressante. Ha rifiutato di assumere psicofarmaci? Ha soltanto risposto ad una provocazione? Sappiamo che è sfuggita di mano e, ahimè, in maniera del tutto inaspettata, è stato confermato un TSO al povero bastian contrario
Sebastiano chiama dal reparto di Psichiatria
“Sto bene; sono qui al reparto psichiatrico di Pesaro, a Muraglia, perché mi hanno fatto un Tso e mi hanno detto che dovrò restare qui una settimana. In questo momento una dottoressa mi sta portando via tutti gli oggetti pericolosi. Mi hanno dato dei calmanti al Santa Croce e poi mi hanno trasferito a Pesaro, a Muraglia. I miei genitori non sono con me”.
Avremmo potuto sapere di più, se la dottoressa non avesse preso il telefono a Sebastiano e concluso la telefonata
“Questo ragazzo ha attorno persone che lo stanno mal consigliando, il giovane deve stare sereno, la telefonata deve terminare qui”
Come finirà la questione? Intanto, ennesima dimostrazione di come il potere risponda alle critiche, di come questo sistema sia profondamente malato, di come la gestione mentale di persone sofferenti sia affidata per delega a persone con le quali sarebbe forse anche troppo parlare di calcio. Tu puoi essere quello che vuoi, ma se quello che vuoi non rientra nei miei canoni, allora questo non è il posto per te.
Concludo con le stesse parole utilizzate per questo articolo sulla storia di Dario: repetita iuvant?
Questo è il mondo in cui viviamo, dove la libertà d’espressione è condizionata da quello che dici, quindi non esiste.
Un mondo in cui rischi di venire traumatizzato a vita dalle forze dell’ordine e dai medici che, nella nostra teoria che ci siamo costruiti utopicamente, esistono per tutelarci. Un mondo in cui Dario Musso dovrà stare attento ogni giorno della sua vita, per evitare di tornare in quel luogo e subire questa esperienza.
L’esperienza del TSO è un esempio lampante della situazione in cui ci troviamo.
E mi viene soltanto da vomitare.
Ma saranno parole al vento.