La statistica: se non esistesse, dovrebbe essere inventata!
Continuare a dire che i vaccinati hanno una carica virale più bassa è speculazione non supportata da evidenze
Una riflessione di Marco Cosentino
Leggi un titolo del genere su FQ: Covid, “la carica virale nei vaccinati è più bassa ed eliminano prima il virus rispetto ai non vaccinati”, e pensi: “roba vecchia, superata da mesi di studi ed evidenze cliniche”, poi guardi la data e scopri che risale a ieri e cita niente meno che tre studi, di cui almeno due su riviste tra le più autorevoli. Impossibile allora evitare di cercare di capire di che si tratta.
Primo studio
Primo studio, Nature Medicine mica pizza e fichi. Poi però lo leggi e scopri nell’ordine che:
– riguarda lo studio autorizzativo Moderna;
– di conseguenza si riferisce in massima parte agli ultimi mesi del 2021, quando le varianti virali erano più vicine a quella impiegata per costruire i vaccini e alquanto differenti dalle attuali;
– la differenza nell’eliminazione del virus è in media di tre giorni (4 nei vaxxed vs 7 nei non vaxxed);
– e ovviamente gli autori dello studio sono gli sviluppatori del vaccino (“oste, com’è il vino?”).
Nulla sulla contagiosità dei contagiati.
Secondo studio
Secondo studio, è un preprint, ovvero non ancora sottoposto a revisione tra pari. La cosa interessa il giusto, sapendo quanto poco voglia dire la revisione tra pari. Così val la pena leggerlo per scoprire che:
– nemmeno qui c’è nulla sulla contagiosità dei contagiati;
– si riportano anzi livelli di RNA virale sostanzialmente uguali tra vaxxed e non vaxxed;
– e però in un test in vitro c’è una differenza lieve ma statisticamente significativa nell’infettività dei campioni da non vaxxed rispetto ai campioni da vaxxed (fig. 4a) che tuttavia scompare quando si osservano i dati nel tempo (fig 4b).
Terzo studio
Terzo studio, Science, hai detto cotica! Il titolo pare non lasciar spazio a dubbi: “la vaccinazione riduce la trasmissione dei virus ai contatti domestici”. Poi leggi e incappi nella tabella 1 che mostra inequivocabilmente che:
– l’efficacia del vaccino contro la trasmissione c’è solo dopo la prima dose e prima della seconda;
– entro tre mesi dalla seconda non c’è alcuna riduzione della trasmissione;
– dopo tre mesi la probabilità di trasmissione dai vaccinati contagiati aumenta, in media del 28%, come minimo del 6%. Aumenta. Non diminuisce, aumenta.
Come fanno allora gli autori a farsi pubblicare su Scienze (hai detto cotica) un lavoro il cui titolo dice il contrario? Semplice: combinano i dati sulla trasmissione con quelli sulla riduzione della suscettibilità all’infezione, non brillantissimi, ma che ancora oltre tre mesi dopo la vaccinazione stanno al 40% (comunque sotto la soglia minima del 50% per considerare clinicamente asignificativa l’efficacia del vaccino). Se combini 40% in meno di suscettibilità con 28% in più di trasmissione, ti viene quel che c’è nell’ultimna parte della tabella: 24% di “efficacia totale” (peraltro con un minimo del 9%).
La statistica spesso è una straordinaria bacchetta magica, non è così? Se non esistesse, la dovremmo inventare!
Per parte mia, archivio in particolare quest’ultimo studio tra quelli che documentano l’incapacità del vaccino di bloccare la trasmissione del virus. Fin qui, i vari studi documentavano la scarsa efficacia positiva, ma mai un effetto negativo. Questo è invece il primo studio in cui si certifica una maggiore trasmissibilità del virus nei vaccinati rispetto ai non vaccinati.
Come diceva quel tale? Che la certificazione verde serve ad esser certi di trovarsi a contatto con persone che non contagiano? “Dreams are my reality / the only kind of real fantasy” cantava Richard Sanderson quand’eravamo tutti ragazzini, compresi gli attuali decisori politici. Buona fortuna a quelli di loro che ancora pare coltivino sogni e illusioni, ma soprattutto a noi che ne paghiamo le conseguenze.