Essere positivi al tampone non è essere contagiosi : ecco perché!

Un tampone positivo non è un malato in più

Quante volte lo abbiamo ripetuto?

Seriamente, ho davvero perso il conto. Un discorso fatto più e più volte ma, considerata la situazione, ripetere non fa mai male. La contagiosità, la malattia, la capacità di trasmettere una malattia : basi di Sanità Pubblica ( che comunque ricordo come rientrino sempre nella logica binaria e ritrita della lotta tra salute/malattia, guardate qui se volete sentire qualcosa in più ) Scopriamo anche una possibile spiegazione per tutte quelle persone che, una volte negative, sono ritornate positive al tampone! Tra l’altro, rimanendo in tema tamponi, l’OMS ha cambiato le carte in tavola perchè ci si è accorti che l’isolamento può avere ripercussioni sulla persona che rimane in casa. Dopo siamo tutti bravi vero?
Andiamo a leggere le parole di Paolo Bellavite.

 

Oggi 20 giugno, alla consueta conferenza stampa del Veneto sul COVID-19, ha relazionato il dott. Roberto Rigoli primario del Laboratorio di Microbiologia di Treviso dando, in anteprima rispetto alla pubblicazione ufficiale, ottime notizie, che riferisco a beneficio dei lettori di queste pagine.

In Veneto, su 60.000 tamponi fatti nel corso del mese di giugno, sono risultati positivi solo 210, ma di questi ben 199 erano positivi solo per modo di dire. Infatti con la biologia molecolare (RT-PCR) la positività usciva solo “a ciclo alto”, il che significa che per diventare positivi sono stati necessari più di 27 cicli di amplificazione.

Ricordo che l’amplificazione è un sistema per scovare il virus, anzi l’acido nucleico del virus nelle secrezioni. Se i virus sono pochi, serve un gran numero di cicli di amplificazione. Ora risulta che tutti o quasi i tamponi prelevati recentemente devono fare molti cicli per poter scovare il virus, anzi un pezzetto di RNA virale. Dico un pezzo perché in realtà la “sonda” della reazione di RT-PCR non “vede” il virus ma solo un suo pezzo dell’acido nucleico. Pare anche che a Pavia abbiano provato a seminare i tamponi positivi su cellule in coltura e, su 200 prove, solo 3 o 4 siano state positive per infettività in provetta (il che comunque non significa che lo fossero dal vivo).

Rigoli dice che i 199 soggetti che sono risultati “positivi” a ciclo alto, con grande probabilità non sono infettivi. Possiamo spingerci a dire che, dal punto di vista clinico, questi 199 sono “falsi positivi”. Rigoli ha ammesso che questo tipo di problematica (l’esistenza di molti positivi al laboratorio ma “falsi positivi” clinicamente) potrebbe essersi verificata anche in passato, nel momento del picco dell’epidemia, anche se in quel caso si trovavano moltissimi anche positivi con pochi cicli di amplificazione. E’ troppo presto per dire quanti tamponi siano stati “molto” o “poco” positivi nelle settimane del picco epidemiologico.

Coloro che lamentavano l’esistenza di “falsi positivi” al tampone, non avevano tutti i torti. O meglio (come ho già spiegato su queste pagine) si è verificato un equivoco concettuale su tutta la vicenda: il test RT-PCR è preciso, anzi è il più preciso modo per misurare la presenza del virus (o suoi frammenti), ma l’interpretazione è stata fatta spesso in maniera frettolosa e sbagliata, soprattutto allorché si è parlato di “positivo” come fosse “malato”, prescindendo dalla sintomatologia clinica e dalla “entità” della positività alla RT-PCR.

Altrettanto importante è il fatto che coloro che sono positivi “a ciclo alto” non sono contagiosi, sia perché in essi la carica virale è bassissima, sia perché non avendo sintomi non spargono il virus, sia perché il virus è moribondo o morto. La presenza di acido nucleico virale nel tampone potrebbe essere la conseguenza del fatto che le cellule riescono a bloccare la replicazione virale all’inizio, prima che questo invada l’organismo. Oppure sono cellule morte che si sono esfoliate dalle vie aeree perché sono state rimpiazzate da quelle sane. Un’altra cosa interessante è che alcuni soggetti, che si sono “ripositivizzati” dopo essere risultati negativi, avevano nel naso solo dei “pezzi” di virus, cosa che si dimostra dal fatto che solo una delle tre sonde RT-PCR è risultata positiva.

E che dire degli 11 casi che sono positivi “veri”, cioè in quelli dove c’era effettivamente “tanto virus” nel loro naso e faringe? Di questi, 4 sono asintomatici e 7 sono sintomatici, ma solo 3 con una clinica preoccupante. Questi dati forniti dal microbiologo confermano in modo clamorosamente chiaro che il virus ormai è “spento”, sparito dalla circolazione. Secondo Roberto Rigoli è possibile che esso non torni più, come è successo con la SARS e la MERS, ma ovviamente ha detto che nessuno può dirlo con certezza in questo momento.

Ultima buona notizia: dopo l’estate in Veneto si faranno test “multiplex” sui tamponi, vale a dire si verificherà simultaneamente la presenza di diversi virus, compreso quello influenzale. E’ proprio quello che abbiamo proposto nel recente libretto sull’inutilità della vaccinazione antinfluenzale per la diagnostica del COVID-19. E che io, nel mio piccolo, avevo anticipato nel mio post il 20 maggio su queste pagine. Un mese fa.

Viva la Scienza, viva l’Onestà, viva la Medicina vera. Viva i politici che si fanno guidare da scienziati competenti e privi di conflitti di interesse. Viva coloro che riconoscono gli errori fatti in questo tragico periodo. Errare humanum est, perseverare diabolicum.

Paolo Bellavite

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Autore dell'articolo: GG

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