Uno dei padri fondatori della “Teoria dei Germi della Malattia” fu il chimico francese (e non medico) Louis Pasteur. Il concetto da lui codificato, e cioè che i batteri sono la causa di malattie specifiche, è stato ufficialmente accettato come il fondamento della medicina allopatica e della microbiologia verso la fine del 1800 in Europa e poi nel mondo intero. Tale teoria ovviamente fu accolta a braccia aperte dall’establishment medico-scientifico e dal nascente cartello farmaceutico che si stava organizzando attorno all’Associazione dei medici americani (A.M.A.), perché diede origine non solo alle vaccinazioni di massa ma anche allo sviluppo dei farmaci di sintesi.
Analizzando l’evoluzione delle teoria microbica è doveroso inquadrala nella sua giusta prospettiva filosofica e porla nel contesto di filosofia biologica che dominava in quel periodo. Il XIX° fu infatti il secolo del grande sviluppo scientifico, nel quale avvenne il grande capovolgimento delle idee sulla malattia, la salute, la guarigione, la biologia stessa. Fu il secolo per esempio della teoria evoluzionistica di Charles Darwin. Di conseguenza quando il francese Louis Pasteur e il tedesco Robert Kock fecero la loro comparsa con la teoria dei microbi, avvenne la perfetta fusione con la filosofia biologica: nacque il germe maligno che invadeva il corpo, annientava le difese, si moltiplicava nei tessuti, proliferava, causava infezioni, malattie e distruggeva alla fine l’organismo. Cosa può desiderare di più una medicina sintomatica basata su una velenosa e tossica farmacopea, sempre più nelle mani delle lobbies?
E le case farmaceutiche possono desiderare qualcosa di meglio, di malattie provocate da un “essere” non visibile ad occhio umano che può essere ucciso solo da veleni chimici?
Secondo la batteriologia moderna, i microbi sono ovunque, onnipresenti, vivono costantemente assieme a noi e dentro di noi. Viviamo tra loro, siamo totalmente e completamente dipendenti dai batteri.
Sono con noi dalla nascita alla morte.
Se analizzassimo al microscopio una qualsiasi sezione del corpo, la pelle, le membrane mucose, le cavità, ecc. vedremmo milioni di questi microrganismi: il tratto gastrointestinale del neonato, per esempio, non presenta batteri, ma nel giro di qualche ora se ne riempie. Quindi i batteri costituiscono una realtà positiva e non possono essere la causa della malattia, almeno non nel senso convenzionale del termine: possono complicare certamente le malattie, ma non ne sono la causa! La vita senza batteri sarebbe impossibile su questo pianeta: agiscono infatti da “spazzini” riducendo la struttura molecolare complessa in una più semplice, operano fenomeni di scissione.
Nel terreno i batteri fissano l’azoto presente nell’aria e lo convertono in nitrato necessario per l’assorbimento delle piante che poi grazie a questo potranno fornire le importantissime proteine vegetali… L’essere umano assimila le sostanze nutritive (vitamine, minerali, oligoelementi) che sono alla base della vita, contenute negli alimenti, perché il nostro intestino contiene circa 120000 miliardi di microrganismi (la cosiddetta “flora batterica”). I batteri, come è stato detto prima, fungono da veri e propri “spazzini” che riducono i tessuti morti o malati e non hanno alcuna influenza invece sui tessuti e sulle cellule vive! Il fatto che i microbi siano incapaci di penetrare i tessuti sani dovrebbe illuminarci sul fatto che qualunque sia il ruolo che giocano i batteri nella produzione di alcuni tipi di malattia, sono sempre fattori secondari e mai primari. Non possono annidarsi nell’organismo, se non quando questo è stato sufficientemente alterato da altre cause per permettere questa intrusione.
Non sono la causa della malattia, anche perché dal punto di vista igienistico, la malattia non è qualcosa che arriva dall’esterno o che è provocata da qualcosa, è un processo biologico che viene messo in atto dal corpo stesso, con l’obiettivo di eliminare le tossine che stanno inquinando pericolosamente l’organismo stesso. Tutto questo lo aveva scoperto un contemporaneo di Pasteur, il francese Antoine Bèchamp. Questo batteriologo fece delle scoperte così straordinarie che “giustamente” vennero dimenticate dalla scienza proprio perché quest’ultima ha appoggiato in toto Pasteur. Bèchamp ha spiegato il processo della fermentazione per quello che è: un processo di digestione di microrganismi; è stato il primo a descrivere il sangue non come liquido ma come tessuto fluente. Bèchamp ha scoperto i microzimi (chiamati anche somatidi) e che i germi, sicuramente sono il risultato e non la causa della malattia. Ma nelle Università si studia Pasteur e non Bèchamp…
I microbi mutanti
Intorno agli anni ’30 e ’40 del secolo scorso, il dottor Royal Raymond Rife con il microscopio che prese il suo nome, ha dimostrato che i germi sono il risultato delle malattie e non la causa. Ma non si limitò a questo, perché riuscì a dimostrare la capacità dei microrganismi di modificarsi dal livello (o forma) di batterio a quello di fungo per giungere all’ultimo stadio: la muffa. Il dottor Rife identificò ben 10 famiglie nello spettro dei microrganismi, all’interno delle quali, un membro qualsiasi poteva trasformarsi in qualcos’altro a seconda del terreno biologico. Quindi i batteri sono in grado di operare mutazioni in presenza di talune condizioni interne dell’organismo e infatti, ricerche scientifiche hanno dimostrato che cambia prima l’organismo e secondariamente i batteri. In Scozia nell’Università di Edimburgo per esempio, attraverso l’osservazione di pazienti è stato dimostrato che la flora batterica cambiava nel giro di poche ore parallelamente allo stato di salute del paziente stesso. Nel giro di minuti o qualche ora i batteri dentro e sul corpo si trasformavano proprio per il cambiamento verificatosi all’interno dell’organismo.
Dai somatidi ai virus?
Dal punto di vista biologico i virus non soddisfano i requisiti che deve possedere un organismo vivente: non respirano, non digeriscono e non hanno alcun metabolismo. Sono semplicemente delle molecole di DNA (informazione) ricoperte da una membrana proteica. Quindi biologicamente parlando i virus non sono esseri viventi, non possono interagire con le cellule vive, ma solo con quelle morte. Parlare quindi di “virus vivo” o di “virus morto” è un falso biologico. Quando invece sentite parlare di “virus attenuati” (come nel caso dei vaccini) sappiate che l’attenuazione si ottiene ricoprendo la proteina tossica (cioè il virus) di formaldeide che è già di per sé una sostanza cancerogena. Con il suo microscopio il dottor Rife dimostrò che nel sangue di ogni essere vivente vi sono dei piccoli puntini chiamati “somatidi” o “microzimi”. I somatidi sono microscopiche forme di vita subcellulare in grado di riprodursi. Se l’ambiente che circonda le cellule, cioè il terreno biologico, diventa acido, inquinato dalle tossine, questi puntini si legano tra loro e si modificano in virus, batteri o funghi a seconda della situazione. Il loro lavoro, come abbiamo visto, è quello di ripulire il terreno dai tessuti morti e inquinati. Se invece il terreno biologico è alcalino, i somatidi non si trasformano e i batteri non possono proliferare.
Dr. Claudio Colombo