Studio di ARPA Piemonte: negli ambienti esterni il virus non è rilevabile!

#iorestoacasa

Siamo sicuri di voler continuare su questa falsariga?

Allo stato attuale, la maggior parte dei contagi avviene in ambito domiciliare.
Sì, bisogna sempre ricordarsi, da manuale di Sanità Pubblica, che contagiato non vuol dire malato, non vuol dire in grado di trasmettere tantomeno la malattia. Come confermato mesi fa da uno studio cinese pubblicato su Nature, ma alla fine a chi importa?
Così come le mille problematiche del tampone che abbiamo raccontato in lungo e largo.
Si, rimaniamo in terra meccanicista della salute; ritengo sia utile parlare con il loro stesso linguaggio- anche se non servirà.

Mascherina obbligatoria : misura stupida o no?

In questo articolo di molti mesi fa, vengono sottolineate le diverse problematiche legate all’utilizzo indiscriminato della mascherina.
Qui invece possiamo leggere una lettera di alcuni medici inviata a Quotidiano Sanità. Ovviamente, dato che la loro idea cozza con quella mainstream, sono medici che hanno preso la laurea con i punti Esselunga. Ve lo ricordate che funziona così no?
Riporto semplicemente le parole dell’OMS: ricordiamo che siamo nella prima ondata, tantissimi problemi a livello sanitario e di morti, scoppia il panico, eppure l’OMS invita alla calma. Adesso, ti racconta quanto invece siano utili. Ci prendono per scemi perché queste presunte nuove prove non ci sono, anzi..

«Al momento non ci sono prove che indossare una mascherina da parte di persone sane in un contesto di comunità più ampio, possa impedire di contrarre virus respiratori, incluso COVID-19. Le mascherine chirurgiche devono essere riservate agli operatori sanitari. I potenziali vantaggi dell’uso della mascherina da parte di persone sane in ambito comunitario comprendono la riduzione del rischio potenziale di esposizione da parte di una persona infetta durante il periodo “pre-sintomatico” e la stigmatizzazione di persone che indossano la mascherina. L’uso di mascherine nella comunità, però, può creare un falso senso di sicurezza, con l’abbandono di altre misure essenziali, come le pratiche di igiene delle mani e il distanziamento sociale, e può portare a toccarsi il viso, causando inutili costi e togliendo le mascherine a coloro che ne hanno più bisogno, soprattutto quando scarseggiano. L’OMS sottolinea che è fondamentale dare la priorità alle mascherine e respiratori medici per gli operatori sanitari. L’uso di mascherine realizzate con altri materiali (ad esempio in tessuto) in ambito comunitario non è stato valutato bene. Non ci sono prove attuali per fare una raccomandazione a favore o contro il loro uso in questa situazione. L’OMS sta collaborando con partner di ricerca e sviluppo per comprendere meglio l’efficacia e l’efficienza delle mascherine non mediche. L’OMS sta inoltre incoraggiando fortemente i paesi che emettono raccomandazioni per l’uso di mascherine nelle persone sane nella comunità a condurre ricerche su questo argomento. L’OMS aggiornerà la sua guida quando saranno disponibili nuove prove».

Lo studio dell’ ARPA Piemonte

Dopo mesi impiegati nella messa a punto dei metodi di campionamento e delle tecniche di pretrattamento e analisi dei campioni, oggi l’Agenzia dispone di un metodo riproducibile e validabile per determinare la presenza del virus in aria, sia essa indoor che outdoor.

Queste le parole del direttore dell’ ARPA, Angelo Robotto:

“A fronte della carenza di standardizzazione, quello della validazione di un metodo nuovo di campionamento e di analisi delle matrici ambientali coinvolte nella diffusione del virus è un lavoro complesso. Complesso ma allo stesso tempo assolutamente indispensabile per fornire dati affidabili e sicuri agli organi competenti nella gestione del rischio sanitario della popolazione. È un lavoro che può essere portato a compimento con successo solo attraverso un approccio multidisciplinare che va dalla chimica alla biologia, alla fisica, con l’impiego di tecnologie diversificate a seconda della matrice ambientale e della finalità della ricerca. Una multidisciplinarietà propria delle Agenzie Ambientali, grazie alle professionalità diverse, studi diversi, ambiti diversi che collaborano per ottenere traguardi comuni”.

Le prove in campo delle tecniche sviluppate hanno interessato reparti ospedalieri specializzati nella cura dei pazienti COVID, gli interni delle abitazioni di nuclei famigliari contagiati, l’aria esterna ai reparti COVID degli ospedali così come l’aria respirabile in una qualunque via del centro del capoluogo regionale.

I risultati ottenuti con un grado di certezza quantificabile supportano le seguenti considerazioni:

  •  negli ambiti ospedalieri, ed in particolare all’interno dei reparti con presenza di malati anche caratterizzati da elevati carichi virali, le concentrazioni rilevabili del SARS-CoV-2 sono risultate generalmente molto contenute, anche in virtù dell’elevato tasso di ricambio dell’aria realizzato in tali aree (6-8 ricambi d’aria ogni ora);
  • in ambito domestico, al contrario, le concentrazioni di virus si sono rilevate più consistenti, fino a 40÷50 copie genomiche del virus al metro cubo di aria. Tali valori risultano fortemente influenzabili dalle frequenze di ricambio d’aria e dal numero di soggetti positivi presenti nelle abitazioni, oltreché dallo sviluppo dei sintomi più comuni della malattia (tosse secca)
  • in ambiente esterno, il virus non è finora risultato rilevabile nell’aria

 

 

Il virus nell’aria non lo hanno rilevato, per contagiarsi sono necessari almeno 15 minuti a contatto con una probabilità di prenderlo di circa il 15%, eppure continueremo ad indossare le mascherine.
Logico, perché le nuove scoperte scientifiche se si discostano dalla narrativa terroristica diventeranno certamente da studiare in maniera approfondita per essere lasciate poi nel dimenticatoio.

Parole al vento

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Autore dell'articolo: GG

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