La storia di Francesco, insegnante ucciso dalla Psichiatria
Un TSO che lo ha condannato in 87 ore
Un insegnante elementare di 58 anni, Francesco Mastrogiovanni, nell’estate del 2009, viene prelevato dalla spiaggia di un campeggio del Cilento dai vigili, sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio e costretto in un letto d’ospedale. Dove viene legato mani e piedi senza motivo. E tenuto sedato, per quasi quattro giorni, senza mangiare, senza bere. Finché muore soffocato, per un edema polmonare, senza che nessuno dei 6 medici e dei 12 infermieri che gli sono passati a fianco in reparto fossero sfiorati dal dubbio o colpiti dalla disumanità del trattamento che gli stavano riservando.
Il tutto dura 87 ore, dalla mattina del 31 luglio al 4 agosto.
Durante l’inferno di quel ricovero, il maestro dal suo letto chiede di bere, urla, tenta di liberarsi. Nel reparto c’è un caldo infernale. Suda. Viene lasciato nudo per ore sul letto in preda alla disperazione. Nessun medico si avvicina a lui. E alla fine arriva il silenzio: muore intorno alle 2 di notte del 4 agosto 2009, ma il personale sanitario se ne accorge dopo più di cinque ore.
L’interminabile e omicida costrizione a cui l’uomo fu stato sottoposto, ripreso da 9 videocamere di sorveglianza, si è trasformato in un film forte e terribile, grazie alla regista Costanza Quatriglio, intitolato appunto “87 ore”.
Il 15 novembre 2016 la sentenza di secondo grado della Corte d’Appello di Salerno ha condannato i 6 medici e i 12 infermieri in servizio nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania, dove Franco era ricoverato. Anche gli infermieri, assolti in primo grado, sono stati condannati per sequestro di persona e conseguente decesso. Con la pena, però, sospesa. Ai medici già condannati sono state riconosciute invece le attenuanti generiche ed è stata revocata l’interdizione dai pubblici uffici. Per loro l’accusa è di falso in atto pubblico.
Una giustizia quindi a metà.
La colpa del maestro? Aver fatto un bagno senza vestiti in mare cantando strofe anarchiche. Uno scandalo per il paese in cui viveva